CHE IL NUOVO DAVID SIA PARI AL VECCHIO
Singolari coincidenze: proprio mentre sta per essere definitivamente varata l”attesissima” (sembra l’uscita di un film di Spielberg) nuova legge sul cinema sono in pieno svolgimento le celebrazioni per gli 80 bellissimi anni del Centro Sperimentale di Cinematografia. La curiosità dell’abbinamento sta nel fatto che ad un fatto estremamente nuovo, la legge, si affianca il festeggiamento della nostra più famosa Scuola di Cinema, eccellenza mondiale e parte di quel robusto apparato statale che il Fascismo volle dedicare allo sviluppo della Settima arte, l”arma più forte” secondo Lenin, prima, e Mussolini, poi. Pensiamoci un attimo: la Direzione Generale Cinema, la Mostra del Cinema di Venezia, Cinecittà, l’Istituto Luce (ma così centrato sulla propria, preziosissima “mission” divulgativa e documentaristica come negli ultimi sei/sette anni) e, appunto, il Centro Sperimentale di Cinematografia sono stati fondati durante il Ventennio in direzione di un deciso sviluppo dell’arte cinematografica, pagando ovviamente il pesante dazio al cinema di regime. Altra coincidenza curiosa: in alcune di queste istituzioni sono in fase di scadenza diverse nomine così come in altre, di formazione più recente: dall’Anica al David di Donatello – Accademia del Cinema Italiano fino alla Casa del Cinema a Roma. Chi, come me, e soprattutto come i lettori di questo giornale, conosce bene le dinamiche che si muovono da sempre attorno alle poche poltrone disponibili nel mondo del cinema italiano, nessuna delle quali particolarmente redditizia, non può fare a meno di sorridere pensando alla ridda di telefonate, creazione di gruppi, lobbies, candidature e auto-candidature. Conosco bene tutte le istituzioni di cui ho parlato, ma ho un’affezione speciale per il David di Donatello, di cui ho firmato il documentario per il Cinquantenario (aprì Venezia nel 2006) essendo amico fin da ragazzo di Gian Luigi Rondi. Esprimo un augurio nella memoria di Gian Luigi, con cui ho avuto alcuni contraddittori istruttivi al riguardo: che il “nuovo” David sia pari al vecchio per quanto riguarda il prestigio dei premiati e dell’istituzione, ma che ne sia totalmente diverso invece per la tensione dell’intero anno ad una unica serata televisiva finita oltretutto in un bacino d’utenza che ne limita la visione al pubblico, il più ampio possibile, cui da sempre il cinema è rivolto. Un’istituzione dinamica, che organizzi più eventi anche sull’onda dell’attualità, promuova dibattiti e convegni, e si articoli magari su più eventi tv presentando, perché no?, col proprio marchio uno o più cicli di film in tv. Il David è un marchio di garanzia, il suo presidente deve esserlo ugualmente, ma poi c’è evidentemente bisogno di un manager artistico che dia impulso e curi l’intero progetto. Credo che l’eredità di Gian Luigi sia questa, insieme al suo insegnamento: i premi servono a promuovere il cinema, non soltanto a vederli una sera in tv.
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