Dopo Riccione. Il metodo spagnolo
Ora che è passata qualche settimana dalle giornate di Riccione è utile tornare su quanto emerso dal confronto con gli operatori internazionali invitati al nostro convegno, che apriva Ciné: i due ospiti che venivano dalla Spagna, a rappresentare gli esercenti (Jaime Tarrazón) e i distributori (Estela Artacho García-Moreno), e l’esponente dell’esercizio d’essai francese (Renaud Laville). Un’ampia sintesi di quanto detto lo trovate nel reportage dalla manifestazione su questo numero. Qui ci preme ricavare alcune considerazioni. In primo luogo, se è vero che gli spagnoli – dopo anni d’oro in cui li guardavamo da lontano, in termini di presenze nei cinema – stanno vivendo un lungo periodo di pesante crisi, che dura da parecchi anni, a noi italiani mostrano un approccio molto interessante. Se nel nostro paese le categorie sono unite a parole, nei momenti pubblici, ma poi si dividono sulle scelte operative o a posteriori dopo qualche defaillance del sistema, i vicini iberici sembrano caratterizzarsi per un’alleanza, nelle rispettive diversità, che unisce non solo esercenti e distributori ma anche gli autori: e già il nome del gruppo che li ha messi tutti quanti insieme per operazioni comuni, “la Coaliciòn”, dice molto. Come sono riusciti a risolvere il problema estate, per esempio, che funziona da decenni? «Con l’accordo tra esercenti e distributori» ha spiegato con semplicità e candore García-Moreno. Mentre Tarrazón ha anche consigliato i colleghi italiani a «non aspettare di trovarsi nei guai come accaduto in Spagna per trovare tale accordo». Poi, di fronte alle ristrettezze derivanti dalla crisi e dall’insensato aumento dell’Iva, si sono rimboccati le maniche e hanno rilanciato su scelte promozionali, che non cambiano i numeri assoluti ma danno un po’ di speranza di invertire il trend negativo: i mercoledì al cinema e la “Fiesta del Cine” non sono solo operazioni di scontistica, ma vere promozioni con un messaggio (anche visivo) accattivante, che invoglia il pubblico a tornare in sala. E con budget limitati: gli sponsor ci sono, ma gli investimenti non sono clamorosi: “Prima servono le idee, poi arrivano i soldi”, ha spiegato Tarrazón. E ancora. Come scrivevamo già più di un anno fa: per invogliare il pubblico, si fa circolare nelle sale e in Internet un rullo che presenta i film di una certa stagione (l’estate, ma anche l’autunno e così via). Lo chiamano “Megatrailer”, un’idea semplicissima che in Italia già adottano le pay tv (e si è tentata una cosa simile con la Festa del cinema, però con pochi titoli forti o interessanti): ma come forma promozionale è economica ed efficace, se si decide di mettersi insieme a realizzarla. Più in generale, come si diceva prima, ci è piaciuto l’approccio di operatori che difendono legittimamente il proprio interesse ma sanno che se il mercato va a gambe all’aria ci perdono tutti. Che si scontrano, come normale che sia, ma poi sanno ricondurre tutto a obiettivi di fondo comuni. Che affrontano i problemi del mercato nelle riunioni interassociative ma che poi non li traducono in una comunicazione “ansiogena” nei confronti del pubblico cui si riservano invece messaggi positivi, in grado di “vendere” bene l’immagine del cinema. Sarebbe un errore liquidare tutto ciò, come soluzioni banali. Molto meglio cercare di imitare quelli che già funzionano altrove. E prima ancora saper “leggere” gli episodi passati, imparando dai passi falsi. P.S. Tra i passi falsi, ci metteremmo anche quello di chi ha rinunciato al nostro forum, ovvero all’unica occasione di confronto di Riccione – non essendoci stati altri convegni – solo per fare un “dispetto” a questo giornale; peraltro non riuscendoci. Per parte nostra abbiamo apprezzato molto quegli esercenti Anec che hanno deciso di partecipare ugualmente nonostante il diktat della loro associazione, e anche chi non intervenendo ci ha manifestato solidarietà. Ma nonostante qualche sgradevole colpo basso ricevuto, e nella speranza di vedere un’inversione di rotta da certi metodi, per noi il caso è chiuso. Solo, ci preme sottolineare che rinunciare a un dialogo interessante (oltre tutto con motivazioni molto deboli) con operatori stranieri e con i colleghi italiani intervenuti al termine è stata un’occasione persa.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare www.e-duesse.it