Non disperdere le forze
Finito male il 2014, il nuovo anno è partito subito bene. Non era difficile immaginarlo, con un Capodanno ricco come mai e anche ben articolato: una forte commedia italiana, quella di Alessandro Siani, un “filmone” americano che unisce spettacolarità e contenuti come quello di Clint Eastwood, una qualità in zona premio Oscar con The Imitation Game e Big Eyes (quest’ultimo in realtà fermatosi ai Golden Globe). Insomma, come vorremmo che fosse sempre il mercato che ha rilanciato una voglia di cinema che sembrava assopita, in ampie fasce di pubblico con gusti e opzioni differenti. Sullo slancio, tutto il mese di gennaio è stato positivo. Non è la prima volta (è già stato nel 2014 il mese più forte dell’anno), ma l’ottimo risultato di Si accettano miracoli – peraltro sulla carta era accreditato anche di numeri più importanti – e soprattutto dello strepitoso e sorprendente American Sniper, e poi del già citato The Imitation Game (e anche di Big Eyes, La teoria del tutto, Notte al museo, Il nome del figlio, Italiano medio) hanno dato un buon abbrivio all’annata. E vedere i cinema pieni per film impegnati e non, commedie e film d’autore, film italiani e stranieri è stato confortante. A smentire, una volta di più, chi a fine anno decretava l’ennesima crisi del cinema – che pure ha i suoi problemi – e l’ennesima e definitiva fuga degli spettatori. Finché lo dicono o lo scrivono quelli che hanno qualche interesse perché spingono su altre forme di uso del tempo libero (anche giornali e giornalisti, ahinoi), si può capire. Fa più specie che di questa sindrome si impadroniscano spesso degli addetti ai lavori, che cadono in cicliche depressioni. Per fortuna chi ha lavorato ai film citati, e anche ad altri, ci ha creduto e ha proposto con convinzione le frecce al suo arco. In un mercato che a volte dà l’impressione di attendere solo il salvatore della patria, dovrebbe essere chiaro invece che non ha senso aspettare che Checco Zalone a fine anno sistemi i conti, come panacea di un mercato statico. Molto più ragionevole proporre i titoli più forti possibili (confidando nell’estro e nell’ispirazione di chi li fa), magari selezionando le proposte perché un prodotto senza motivazioni di alcun tipo (commerciali o artistiche, di largo consumo o di nicchia) non trova spazio e non ha molto senso. Ed esporre al meglio la “mercanzia” per attirare il pubblico. Ora bisogna continuare. I titoli non mancano, e si vede una varietà di proposte interessante, maggiore che nel 2014. Pure l’estate ha già alcune certezze (ma più per la regola degli anni dispari, quando mancano eventi sportivi di peso, che per una radicale e repentina trasformazione dei “costumi”: ma va bene così, per ora), sul fronte hollywoodiano. E si muove qualcosa anche nel cinema italiano. Sicuramente avremo film d’autore importanti, in contemporanea con Cannes che quest’anno dovrebbe poter contare sui nostri registi più internazionali (Sorrentino, Garrone, forse Moretti che però dovrebbe uscire in aprile). Ma si sussurra di qualche commedia che potrebbe rompere il tabù e uscire in giugno. Staremo a vedere. Sicuramente, la differenza la faranno strategie portate a massimizzare i risultati dei singoli film. Per questo la calendarizzazione è così importante, e risultano quasi incomprensibili le scelte che portano nello stesso weekend film troppo simili – per genere, cast o titolo – o l’abbandono di interi periodi di programmazione. Ma anche le barriere, spesso a livello locale, che impediscono a certi film di trovare collocazioni ottimali in sala, con veti su alcuni cinema e criteri che non sono il bene del mercato e del singolo film ma logiche superate e irrazionali. Senza contare la multiprogrammazione, partita a livello ufficiale ma che sconterà sicuramente resistenze. Questo è un mercato che non si può permettere di disperdere le forze: da utilizzare nel cercare di catturare, giorno per giorno e film per film, il pubblico conteso da mille altre possibilità di utilizzo del tempo libero, e non in inutili battaglie tra operatori che si osteggiano senza motivo. Perdendoci tutti.
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