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Lo scorso numero intitolavamo l’editoriale “Chi ci crede e chi no”. E tra chi ci crede mettevamo artisti, produttori, distributori, esercenti… Beh, tra chi ci crede non si può non annoverare Gianantonio Furlan. La sua intrapresa, di un multiplex cittadino di nuova generazione, o di un cityplex in centro città a Mestre con standard tecnologici di eccellenza, ci appare una novità importante per il mercato. Perché apre una possibile nuova strada di innovazione, di cui il cinema ha sempre bisogno. Il 3D è stato questo, anni fa: la possibilità di riproporre al pubblico l’esperienza della sala cinematografica come qualcosa di ancora moderno e attrattivo, e non di polveroso e superato, o semplicemente “culturale”; argomenti di fronte a cui parte del pubblico, legittimamente, rimane indifferente. Prima ancora, questa ventata di modernità sul cinema l’hanno rappresentata, anche in Italia (in ritardo su altri territori), i multiplex; e lo sono ancora, perché è oggettivo che sono le strutture che intercettano meglio e di più il pubblico giovane e quello in cerca di spettacolarità e intrattenimento con i massimi livelli di qualità e di comfort. Ma oggi l’effetto novità si è un po’ annacquato: quindi l’operazione di Mestre ci sembra da osservare con attenzione, sia per gli standard tecnici proposti (e su questo altri esercenti e circuiti sono sempre costantemente alla ricerca di miglioramenti e novità), sia per la sfida di calare i livelli ottimali di visioni e spettacolarità in un centro cittadino; un contesto che, nonostante gli investimenti anche di altri operatori, presenta strutture non sempre al passo con le richieste del pubblico e costrette a puntare solo sui contenuti. Come se il pubblico adulto, che non ama spostarsi dalla città, non dovesse per forza apprezzare uno spettacolo moderno. Ovviamente, non è così.Inoltre l’apertura del nuovo cinema di Furlan segna il ritorno a importanti investimenti ma soprattutto a una visione progettuale e imprenditoriale di un esercente che, dopo aver venduto il suo circuito Cinecity, era rimasto ai margini del mercato. Con disappunto dei tanti che lo stimano, tra i colleghi ma anche tra i distributori; e ci mettiamo anche noi di Box Office. Senza sottovalutare le difficoltà di operazioni simili (e con onestà le esplicita chiaramente lo stesso imprenditore veneto), se anche altri colleghi, in altre regioni, provassero nei limiti delle proprie possibilità iniziative analoghe e comunque innovative, in grado di suscitare una ventata di novità nella percezione della sala cinematografica, il mercato se ne gioverebbe molto. I rischi sono alti, ma la creatività non manca ai nostri imprenditori.Infine, ci sembra un segnale positivo chiudere in bellezza con una sfida “visionaria”, in attesa dell’auspicabile “botto” dei film di Natale, un’annata difficile, con molte ombre ma anche con tante luci che fanno guardare al 2014 con un minimo di speranza e di slancio propositivo. Una speranza che si ritrova sul fronte degli incassi (in crescita) e dell’innovazione. Lo stesso passaggio al digitale, pur nella drammatica situazione di tante sale ancora a rischio di non farcela, porrà in futuro anche molte opportunità al mercato; ed è da apprezzare lo sforzo che quest’anno tanti soggetti – esercenti in primis, ma anche distributori con le varie forme di vpf, le regioni “virtuose” che sostengono le sale, le industrie tecniche che propongono soluzioni diversificate per i vari tagli e per le varie tasche – hanno messo in campo. Ma nell’anno che va a terminare ci sono stati altri fattori positivi, che ci sembrano da coltivare come semi per il futuro. Uno di questi è la Festa del Cinema, pur con tutti i limiti che abbiamo segnalato a suo tempo, ma che ha aperto un fronte importante nelle attività promozionali. Un altro è il rinnovato impegno sull’estate, che speriamo non venga scalfito da qualche insuccesso o delusione. Più in generale, l’ennesima conferma di un pubblico che c’è, con numeri che non crollano nonostante pirateria e crisi economica. Le basi per lavorare ancora, e bene, sul cinema ci sono eccome. Ancora una volta, passione e convinzione possono fare la differenza.
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