The Space/Vue ed elezioni Anec. Cosa cambia nell’esercizio
È un momento di trasformazione nell’esercizio italiano? Ancora non lo sappiamo, ma certo l’arrivo di un colosso internazionale come Vue è significativo. Il gruppo inglese, ma ramificato in una decina di Paesi, con l’acquisto di The Space Cinema non solo rileva il primo circuito del nostro mercato, ma anche un’azienda completamente italiana, per azionisti (era una joint venture tra Mediaset e il fondo 21 Investimenti del gruppo Benetton) e per management. Quest’ultimo sarà riconfermato, a cominciare dall’amministratore delegato Giuseppe Corrado. Ma certo un gruppo come Vue non entra in Italia senza idee chiare e su quanto della sua filosofia trasferire in un nuovo territorio. Magari con calma, senza la tendenza allo “strappo” dei primi mesi di The Space, ma qualcosa avverrà. Magari una maggior decisione su problemi cruciali come l’allungamento della stagione? Sul fronte della concorrenza, invece, si riproporrà la sfida con Uci (insieme detengono il 40% del mercato), ma tutta giocata tra società internazionali: non che la cosa ci scandalizzi, anzi (i manager, poi, sono italianissimi); ma certo rispetto a quando partì la stagione dei multiplex, quando tutti gli esercenti erano imprenditori nazionali (anche in passato, tranne brevi periodi), e anche nel quindicennio dopo con la breve esperienza di Pathè e Ugc e la solo un po’ più lunga stagione di Warner Village, ora le cose cambiano decisamente: altro che settore italiano in cui non cambia mai nulla… Speriamo solo che i soggetti che controllano – entrambi da Londra – Vue e quindi la “nuova” The Space da un lato e Uci dall’altro (il fondo Terra Firma), che vive invece un momento di passaggio per motivi interni con un nuovo management internazionale, continuino a credere nel mercato italiano e contribuiscano a farlo sviluppare. E l’esercizio tradizionale? Dovrà decidersi di riporre per sempre la diffidenza verso i multiplex. Non solo perché ormai li gestiscono anche tanti “tradizionali”, ma perché ci sarebbe solo da guadagnare da un confronto tra realtà diverse, con pesi differenti, ma che possano – se alleate sulle questioni principali – aiutarsi l’un l’altra. Che sia sotto forma di un rinnovato dialogo tra le associazioni Anec e Anem, al posto di una distanza e freddezza sempre più accentuate (come propone, tra i tanti esercenti intervistati nel servizio speciale di questo numero, Gianantonio Furlan, in passato a capo dell’Anec Triveneto e poi dei Multicinema Anec); oppure del confronto tra i due grandi circuiti e il neonato consorzio degli indipendenti (come ipotizza Leandro Pesci, ex presidente Anec Lazio). L’obiettivo è metter mano ai problemi della categoria, vincendo i diffusi scetticismi di chi si arrende a prendere atto di situazioni annose e non crede più alla voglia di risolverle. In questo contesto, quanto sono importanti le prossime elezioni alla presidenza Anec? A sentire molti, appunto scettici, esercenti piegati dalla crisi e dalle tasse nonché da mille tensioni con agenzie di noleggio e case di distribuzione, non servono a nulla: chiunque guida le associazioni cinematografiche – è la tesi – poi non ha mai la forza di cambiare niente. Lo tenga a mente chi guiderà l’associazione: che siano l’attuale presidente e la “squadra di governo” riconfermata all’assemblea del 19 novembre o una nuova compagine, frutto della voglia di cambiamento. Si sentono tante voci, ma al momento non sappiamo nemmeno se ci sarà un secondo candidato “contro” l’attuale presidente (pare certo che Lionello Cerri sarà ancora in lizza), o se si cercherà la ricomposizione di una frattura che, al momento di andare in stampa, non pare ricomponibile tra “governativi” e “rinnovatori”. I nomi, in realtà, sono secondari rispetto alla situazione in cui tante imprese non sanno se vedranno il domani. Evitiamo, quindi, il giochino preelettorale puntando l’attenzione – come da nostro corposo speciale, con dieci interviste ad altrettanti esercenti – sulle priorità e sulle modalità di affrontarle. Ma ricordando che la prima sfida sarà ridare fiducia a chi l’ha persa nei confronti di sigle e strutture considerate inefficaci.
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