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Anche dalle crisi più profonde si possono e si devono trovare nuovi spunti per ripartire. Esempi vincenti di insegne italiane che hanno capito come provare ad arginare cali di fatturato e come preservare il margine ce ne sono. Chi ha capito, infatti (e non sono pochi come si pensa), che per ricominciare c’è bisogno di nuove idee sono, per esempio, quegli showroom proattivi che hanno iniziato a vedere il business da un’altra angolatura cercando così di inventare “una nuova cultura della vendita”. Chi sta reagendo meglio sono quei punti vendita che hanno guardato oltre il settore dell’arredo e hanno cominciato a studiare le insegne dell’extra settore (per esempio il fashion e il jewellery retail) per prendere spunto su come gestire e sfruttare al meglio l’esposizione, la vetrina, l’uso dei colori e della comunicazione non verbale, col fine di attrarre il consumatore in un modo diverso. Questo, non solo denota una grande apertura mentale, ma anche che i modelli di vendita sono definitivamente cambiati e, che invece di aspettare che sia il consumatore a entrare in negozio come si è sempre fatto, i rivenditori mettono in atto nuove strategie ovvero: stimolare la curiosità come elemento attrattivo per aumentare la pedonabilità e soddisfare i desideri per generare sell out. In pratica, quello che hanno fatto questi rivenditori, è investire nella costruzione di una nuova shopping experience mettendo al centro della loro attività non più il prodotto, ma il cliente finale, perché hanno capito che fa acquisti solo dove vive esperienze appaganti e positive, dove trova una dimensione compiacente ai suoi bisogni e dove vede soluzioni che sembrano pensate esattamente per lui confermando così, che la sartorialità dell’offerta e dei servizi è l’unica chiave concreta per non sopperire alla crisi. E l’industria? Se vuole contribuire a questo processo insieme alla distribuzione e riconquistare le quote di mercato, deve necessariamente rifocalizzare l’attenzione sull’Italia e impegnarsi per tornare ad affascinare il consumatore. Come? Ripartendo dalle proprie radici e dalla creatività che è già nel suo dna e interpretare ed esaudire i nuovi bisogni dell’arredo contemporaneo.
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