02 Dicembre 2015
Diamoci da fare
Non possiamo aprire questo ultimo numero del 2015 di Beauty Business senza commentare quello che reputiamo essere l’evento più interessante degli ultimi mesi: un’industria - L’Oréal Luxe - si è seduta intorno a un tavolo con alcuni dei più importanti retailer nazionali - vuoi per peso sul mercato, vuoi per numerica, vuoi per storia, vuoi per dinamismo e voglia di rinnovarsi - e insieme hanno iniziato a lavorare per trovare soluzioni alla difficile situazione che il canale selettivo sta vivendo. Ci saremmo aspettati che una simile proposta venisse dalle rispettive associazioni di categoria perché è evidente che la crisi della profumeria è strutturale, ma così non è stato. Ben venga quindi l’iniziativa di L’Oréal Luxe e quella delle altre aziende che vogliano seguirne l’esempio, andando a collaborare con il gruppo che si è già costituito o con altre operazioni analoghe. Quello che auspichiamo è che progetti come questo siano il punto di partenza per un profondo rinnovamento di un canale che di per sé poggerebbe su solide fondamenta - prodotti qualitativi, location prestigiose e servizio competente e professionale - ma che nel corso del tempo le ha via via minate, accartocciandosi su se stesso. È un concorso di colpe che ha avuto una conseguenza principale rispetto a tutte le altre: la profumeria non ha più un’identità chiara nel percepito dei consumatori e di conseguenza non è più in grado di incuriosirli e attrarli. Un discorso che riguarda soprattutto alcune fasce di età e stili di vita di potenziali clienti, che - in alcuni casi ahimè - le preferiscono la punitiva farmacia per effettuare i propri acquisti di beauty. Altro che sogno e tempio della bellezza…