Si chiude un anno, si schiude un decennio
Siamo giunti alla fine di un anno difficile, se ne apre un altro che promette altrettanta complessità. Si archivia un anno in cui il decreto Romani ha inferto un duro colpo alla produzione indipendente; in cui Mediaset ha allargato il suo peso specifico sul mercato spagnolo, Sky è approdata con Cielo sul fronte del digitale terrestre free, La7 – con l’arrivo di Enrico Mentana – ha dimostrato che anche per lei un’altra audience è possibile; un anno in cui la raccolta adv, che stenta il recupero, si è assestata su un assai discreto +4%, la Rai ha confermato i conti sempre più in rosso e il management sempre più in bilico di credibilità; in cui le piattaforme pay (satellite e Dtt) sono state perennemente ai ferri corti, ora sulle offerte ora sulla comunicazione promozionale delle medesime, il product placement ha stentato a decollare a dispetto dei budget destinati alla produzione sempre più risicati. Ed è stato infine un anno in cui le turbolenze politiche e le difficoltà economiche di telespettatori, abbonati, utenti pay nonché consumatori, trasferiscono non pochi interrogativi a chi andrà a muoversi sul mercato dell’incipiente 2011. Il perché è presto detto: quello che sta per arrivare sarà l’anno alla fine del quale 17 regioni su 20 sarà spento l’analogico per dare vita, entro il 2012, a una nuova unità nazionale tutta digitale. Questo vuol dire che broadcaster, canali, concessionarie, produttori di contenuti, dovranno essere tutti pronti a fornire il servizio giusto al momento e all’utente/cliente giusto, perché chi sarà in grado di occupare posizioni in questo lasso di tempo, sarà avvantaggiato nella lotta alla riconoscibilità. Stiamo andando verso un periodo in cui la platea televisiva si formerà nuove abitudini di visione, scoprirà nuovi sapori e servizi, magari avrà più di un telecomando, e a quel punto – inevitabilmente – i canali meglio posizionati sull’Lcn saranno favoriti, ma non è detto che i telespettatori saranno disposti a subirli a oltranza, rinunciando a scalare verso un’offerta più in linea con i propri gusti e la propria intelligenza. Soprattutto se è gratuita. A quel punto arriverà il momento in cui avranno maggiore efficacia, rispetto a quelle focalizzate sulle piattaforme, le campagne pubblicitarie relative ai singoli canali. Quelle campagne che sapranno imporli come brand, con una loro precisa riconoscibilità di offerta e di gusto, e sempre meno legata al genere. Plus da spendere anche sul fronte della raccolta che continua a rimanere la fonte principale delle risorse per alcuni, aggiuntiva per altri. A quel punto, soprattutto poi se a Sky verranno assegnate le frequenze per operare con maggiore convinzione sul Dtt free, si aprirà il confronto, quando non lo scontro campale, perché il digitale terrestre potrà dimostrare di essere realmente l’Eldorado del pluralismo e della multicanalità, oppure se – come paventano in molti – con le sue interattività e capacità trasmissive limitate esso dovrà via via cedere il passo all’IpTv. Rete tlc permettendo. Ma per questa sentenza bisognerà attendere un po’ e fino ad allora molto altro potrà – tecnologicamente parlando – accadere. Quel che appare vero è che a gettare uno sguardo all’orizzonte del mercato, si ha la netta sensazione che si chiuda un anno e schiuda un decennio. Un periodo in cui certamente la politica o la mancanza di liquidità potranno rallentarne l’evoluzione, ma è altrettanto vero che essa – spinta dall’Europa e dalla globalizzazione – arriverà anche in Italia. E allora sarebbe bene che ci si prepari ad assecondarla.
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