Edom, evasione da 10 mln di euro
La notizia è rimbalzata oggi sulla stampa locale: Alessandro Febbraretti, amministratore delegato e legale rappresentane della società Edom, è stato condannato a 3 anni e 10 mesi di carcere con l’accusa di evasione fiscale per 10 milioni di euro. Per l’accusa, avrebbe causato un danno alle casse dello Stato pari a 20 milioni di euro.
Secondo quanto si apprende, si chiude così il primo grado del procedimento nato nel dicembre del 2013, quando Febbraretti fu arrestato su disposizione della Procura della Repubblica di Roma. Gli accertamenti investigativi, coordinati dal pubblico ministero Stefano Fava, hanno convinto il Tribunale di Roma della colpevolezza del manager, che si sarebbe macchiato “di una condotta criminosa non occasione” nell’ambito di “un sistema illecito ben collaudato”, rappresentato “dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse dalla società Gruppo Edom” e dalla “creazione di un numero impressionante di documenti fittizi”. È quanto si legge negli atti redatti dagli investigatori del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza, al comando del generale Giuseppe Bottillo, che hanno passato al setaccio gli incartamenti amministrativi delle società, portando alla luce un supposto sistema di evasione ben rodato. “In particolare – si legge negli atti – è emerso un utilizzo sistematico, negli anni 2009 e 2010, da parte delle società oggetto di controllo, di fatture per operazioni inesistenti emesse dalla società Gruppo Edom, ma non registrate dalla stessa (o registrate per importi inferiori) che, confluite nelle dichiarazioni Iva annuali di altre società di Febbraretti, hanno contribuito alla creazione artificiosa di fittizi crediti Iva per importi milionari in capo a queste ultime». Fatture cui fanno da contrappeso “note di credito, anch’esse fittizie, emesse dalla società Gruppo Edom ma non registrate dalla stessa che, essendo emesse senza addebito dell’Iva, consentono alle altre società di Febbraretti interessate dal controllo, di stornare esclusivamente costi fittizi (evitando così di chiudere gli esercizi sociali con abnormi perdite), senza incidere sull’Iva a credito contabilizzata”.
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