Franzoni: “Chi paga i rischi?”
È pragmatico Fabio Franzoni, category manager Import e Clima di Expert-Italy, interrogato da e-duesse sui risultati ottenuti dall’insegna nel mercato clima in queste settimane di caldo torrido. Al di là infatti dei risultati, “perché quando le temperature arrivano ai livelli attuali, diventa tutto relativo e non bisogna inventarsi grandi cose”, afferma Franzoni, la problematica da affrontare è quella legata alla disponibilità di merce sul mercato: “Dopo due anni di stock elevati, la sempre maggiore richiesta di prodotto di queste settimane da parte del consumatore ha praticamente quasi esaurito la disponibilità di merce. In modo particolare, i prodotti altamente stagionali (portatili e ventilatori in primis) sono andati esaurendosi a una velocità che definirei disarmante. E se continua così, credo che anche i modelli fissi andranno in rottura di stock” molto presto.
Con una stagione come quella che stiamo vivendo, probabilmente il canale avrebbe dovuto credere maggiormente nel business del clima, ma il category manager di Expert, a questo proposito, diventa tranchant: “Il vero punto è chi ora si prende la responsabilità, stagione negativa dopo stagione negativa, di metterci merce a sufficienza in casa per affrontare periodi di picchi per il caldo. La responsabilità di quello che sta accadendo, dal mio punto di vista, non è tanto della distribuzione, quanto del consumatore che nonostante vari stimoli fuori stagione per acquistare i prodotti – si riduce all’ultimo minuto, in caso di effettiva necessità, per ricorrere ai ripari dal caldo”. La stessa industria, secondo Franzoni, non vuole assumersi il rischio di tenere in casa merce a sufficienza per affrontare stagioni “alto vendenti”. “Abbiamo due strade: o l’industria pianifica quantità di stock – al di la di quello che compriamo noi clienti – sulla base delle stagioni precedenti, ma poi mette a disposizione il prodotto se serve e si tiene il margine per coprire le giacenze nel momento in cui si verifica un risultato negativo; altrimenti, noi compriamo, pianifichiamo anche più di quanto è il potenziale di vendita degli ultimi due anni, ma l’industria ci mette in condizioni di coprirci sui rischi conseguenti. La domanda è: chi paga questo rischio?”.
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