La ripresa si (intra)vede, ma con dei punti di domanda
“La ripresa c’è, ma restano dubbi sulla sua intensità e sulla sua uniformità”. Lo ha sottolineato l’Ufficio Studi di Confcommercio nelle “Note economiche” diffuse in occasione dell’ultima Assemblea Generale non ha mancato di sottolineare le variazioni congiunturali e tendenziali del PIL definite “finalmente positive del primo trimestre e i buoni dati di aprile per ICC (+0,5%) e occupati (+0,7%)”, ma dall’altro ha ricordato i cali del clima di fiducia di famiglie e imprese a maggio. Molto secondo gli analisti della Confederazione dipende dallo “spettro delle clausole di salvaguardia che incombono sul futuro fiscale degli italiani”. In ogni caso, sono confermate le previsioni di crescita all’1,1% per il 2015 e all’1,4% per il 2016 che però “favoriranno solo un moderato recupero di quanto perso negli anni della recessione in termini di produzione di ricchezza, di reddito disponibile e di consumi delle famiglie”. In valori pro capite, tra il 2007 ed il 2014 gli italiani in media hanno infatti “patito una riduzione in termini reali del 12,5% per il PIL, del 14,1% per il reddito disponibile e dell’11,3% per i consumi”. Al ritmo attuale di crescita, sottolinea il centro studi, il recupero di quanto perso è stimato al 2027 per il PIL pro capite, al 2030 per la spesa delle famiglie e addirittura al 2032 per il reddito disponibile. Non c’è però solo un punto di domanda sulla ripresa in termini di forza, ma anche di uniformità territoriale: “Infine c’è l’eterno problema Sud, che al contrario del Centro-Nord dovrebbe restare in recessione almeno fino al prossimo anno” concludono gli analisti di Confcommercio.
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