AgCom, no aumento delle quote di investimento per le piattaforme vod
Il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato ieri il regolamento in “materia di obblighi di programmazione e investimento a favore di opere audiovisive europee e di produttori indipendenti”, a seguito delle novità legislative introdotte dal Decreto legge 28 giugno 2019 n. 59, così come convertito con modifiche nella legge 8 agosto 2019, n. 81.
Si legge nel comunicato AgCom: «Riguardo agli obblighi di investimento per i fornitori di video on demand stabiliti all’estero che erogano i servizi in Italia, l’Autorità ha disapplicato il criterio (art. 44-quater, comma 1-bis, lett. a) del Testo Unico) in base al quale l’assenza di una sede operativa in Italia comporta l’aumento dell’aliquota fino ad un ulteriore 3%. L’Autorità ha infatti ritenuto che la norma nazionale presenti possibili profili di contrasto con il diritto dell’Unione europea». L’estate scorsa, il precedente ministro del Mibac, Alberto Bonisoli, aveva varato un decreto che modificava il sistema di quote di investimento in opere audiovisive stabilito dalla legge Franceschini e che prevedeva un incremento in percentuale per gli operatori Vod senza sede in Italia.
«Il Consiglio dell’Agcom, su proposta del relatore Antonio Martusciello, raccomanda che al fine di garantire livelli adeguati di investimento a favore delle opere audiovisive europee, sia prevista la costituzione di un fondo per la produzione, alimentato nella misura del 3% delle entrate generate dai servizi di media audiovisivi a richiesta. La misura da adottare in fase di recepimento della Direttiva, rispecchia le indicazioni del legislatore comunitario ed è coerente con l’obiettivo di una crescita equilibrata del sistema produttivo audiovisivo nazionale previsto dalle modifiche legislative al Testo Unico. L’Autorità ha pertanto deliberato di trasmettere una segnalazione al Governo in tale senso».
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