Audiovisivo: via libera del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato dà il suo ok formale alla riforma dell’audiovisivo (Legge 14 novembre 2016, n. 220) voluta dal ministro Franceschini: la Sezione atti normativi ha infatti reso tre pareri favorevoli sui tre schemi di decreto legislativo del Governo, che riguardano in particolare la tutela dei minori, il lavoro nel settore cinematografico e audiovisivo e la promozione delle opere europee e nazionali. A proposito di quest’ultima, viene sostanzialmente approvato l’obbligo di trasmissione di film italiani ed europei in prima serata, operazione necessaria per dare attuazione agli obblighi di promozione della produzione nazionale. L’intervento normativo non introduce «vincoli di tipo dirigista», ma punta – secondo la Sezione – a eliminare commistioni e distorsioni tra i vari attori della filiera produttiva separando nettamente chi realizza il prodotto e chi lo trasmette. Sul fronte on demand, sì all’obbligo da parte dei fornitori di rispettare i doveri di programmazione e di investimento, ma le modalità tecniche di realizzazione di tale obbligo dovrebbero essere dettagliate già dalla norma primaria, invece di essere demandate ad Agcom. Promosso anche l’incremento delle sanzioni e la possibilità che esse siano commisurate in percentuale rispetto al fatturato dell’operatore. Non solo, secondo il Consiglio di Stato sarebbe possibile inserire anche sanzioni di tipo reputazionale, obbligando il soggetto a pubblicizzare adeguatamente la violazione di cui si è responsabile. La Sezione auspica inoltre una definizione più chiara sui poteri di vigilanza e controllo attribuiti ad Agcom e ha invece espresso riserve sul fatto che la definizione dei criteri per la qualificazione delle opere di espressione originale italiana, di ulteriori quote e sotto quote sia stata rimessa ai decreti del MiBact di natura non regolamentare.

Per quanto riguarda invece lo schema in materia di tutela dei minori, il parere del Consiglio è a favore della responsabilizzazione diretta di produttori e distributori come previsto dal decreto: saranno loro a definire in prima battuta i divieti o meno di visione per i minori. La loro decisione dovrà essere verificata dalla nuova Commissione di verifica, sulla cui composizione sono state espresse perplessità. Sì, invece, alla possibilità di ovviare ai divieti di visione ai minori se accompagnati da un familiare e alla previsione di informazioni sulla classificazione dei film grazie ad icone che classifichino i contenuti “sensibili” (violenza, sesso, uso di armi, turpiloquio). Anche in questo caso, la Corte suggerisce l’introduzione di sanzioni a carattere reputazionale accanto a quelle sanzionatorie.

Infine, per quanto riguarda il parere in tema di lavoro, vengono approvate le disposizioni che riguardano soprattutto le deroghe al limite numerico di contratti a tempo determinato e di apprendistato, chiarendo così come il settore dovrà coordinarsi con la normativa del job’s act. Però, ricorda, il Consiglio di Stato, la delega contenuta nell’art. 35 della legge 220 del 2016 non è stata attuata pienamente: mancano infatti le disposizioni per semplificare, razionalizzare le procedure e rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda la definizione dei criteri di classificazione delle professioni nel settore audiovisivo non basta, prosegue il parere, rimettere a “linee guida”, adottate d’intesa tra Stato e Regioni: serve un regolamento che potrà poi essere adottato (previa intesa Stato-Regioni).

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