Green business
Se fino a un decennio fa l’industria viveva il tema della sostenibilità ambientale come un obbligo o una forzatura per dimostrare di essere etica e all’avanguardia, oggi, finalmente, il green thinkink è visto come una vera opportunità di arricchimento e un presupposto per lo sviluppo. Una prova importante viene dal mondo dell’edilizia e del contract. Negli ultimi anni, grazie alle normative, agli incentivi fiscali, alla nascita di sistemi di protocollo di certificazione, ma soprattutto alla ricerca di una qualità di vita più elevata, si è assistito a un vero e proprio cambio di rotta verso un’architettura bio che fosse realmente sostenibile e che avesse come obiettivo finale il benessere dell’individuo. Tutto questo ha avuto ripercussioni positive su molti settori, compresi i nostri, a livello di immagine, di brand awareness e di reputation.
E poi, diciamolo, investire green non è solo etico e responsabile, è anche una scelta che paga. Secondo gli ultimi dati di FederlegnoArredo, il 23,4% delle imprese del Legno-Arredo che hanno fatto investimenti verdi (2012- 2014) ha registrato un aumento del fatturato (contro il 17,6% di chi non l’ha fatto); il 37,2% ha esportato i suoi prodotti (a fronte del 22,4%) e il 23,1% ha fatto assunzioni (contro il 10,1%). Ma non è tutto. Gli investimenti green spingono anche l’innovazione: ha sviluppato nuovi prodotti o servizi il 30,4% contro solo il 18%.
Questi che vi riportiamo sono solo alcuni dati, ma ben evidenziano come il green faccia bene all’attività e possa essere un volano per le vendite. Ovviamente tutto questo appena affermato vale anche per il retail, che rispetto all’industria è più indietro (ma ne è consapevole!). Un peccato secondo noi, perché gli italiani sono sempre più sensibilizzati e, come emerge anche dalle ricerche più recenti, sono portati a spendere di più per un prodotto rispettoso dell’ambiente e che al contempo gli permetta di risparmiare acqua ed energia elettrica (si parla addirittura di una disponibilità economica che “vale” il 50% dei consumi). Per tutte quelle insegne che vogliono cavalcare questo business è necessario investire molto in formazione, enfatizzare i prodotti anche a livello visual (oggi c’è anche l’etichetta Unified Water Label) e richiedere un aiuto ai fornitori per creare attività o momenti di informazione per dialogare con i consumatori. Anche le associazioni potrebbero scendere in campo a sostegno del canale, magari scegliendo un testimonial per una campagna di comunicazione b2C impattante che contribuisca a fare cultura e a stimolare la domanda. Questi sono ovviamente solo piccoli esempi, starà poi ai singoli player capire come lavorare sinergicamente per creare un percorso virtuoso.
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