Ottimismo al Forum China che si è svolto a Venezia

Nell’ambito del Focus on China che si svolge alla 75ma Mostra del Cinema di Venezia, si è tenuto per il terzo anno il Sino-Italian Co-production Forum presso la sala Stucchi dell’Hotel Excelsior. Un luogo che fa sognare, come ha detto Paolo De Brocco, Ceo di Rai Cinema, ricordando che proprio qui è stato girato C’era una volta in America di Sergio Leone.

Ha moderato l’incontro Roberto Stabile, Head of International Department of Anica & Ita Audiovisual Desks Coordinator, che tra i successi della collaborazione tra i due Paesi ha annoverato la presentazione a Pechino e Shanghai dei film italiani in gara a Venezia lo scorso anno, che sarà replicata per i film di Venezia 75 estendendo le proiezioni anche ad altre città.

Francesco Rutelli, presidente Anica e coordinatore dell’Italy-China Cultural Forum, ha riassunto in tre parole chiave il progetto tra i due Paesi: opportunità (per l’Italia di accedere al mercato cinese e per la Cina di avere una porta in Europa), progettualità (si lavora per raggiungere risultati concreti sempre maggiori su tutti i fronti, dal theatrical alle piattaforme e al Web) e stabilità (si chiedono alle due parti strumenti certi per potere lavorare e stabilità nelle regole, a livello giuridico, legale e fiscale). Su quest’ultimo tema, ha subito portato una risposta Lucia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni Culturali, che a fine dei lavori ha dichiarato: “I primi impegni che ha preso il nuovo Governo sono stati proprio verso la Cina. Credo che la creatività possa rendere grande una nazione e unendoci potremo realizzare progetti importanti. Do la mia disponibilità totale e assicuro il mio aiuto”.

Miao Xiaotian, figura cruciale in quanto presidente del China Film Co-production Corporation (Cfcc), ha fatto il punto della collaborazione: “Dal primo Focus China abbiamo avvicinato cineasti e produttori dei due Paesi, potenziato gli scambi e dato vita a tante iniziative importanti grazie alla conoscenza reciproca. Ora abbiamo completato un progetto di coproduzione, il documentario Il soprano sulla via della seta, e stiamo lavorando a Il visto e Alla ricerca di Monica Bellucci”. Ha inoltre messo in luce alcuni aspetti rilevanti del mercato cinese: “Tra le particolarità c’è la giovanissima età degli spettatori che si aggira sulla media dei vent’anni. Manca varietà tra i generi tra i film che hanno successo, per esempio ci sono pochi film drammatici. Per quanto riguarda le coproduzioni, negli ultimi anni i film di coproduzione sono stati l’8-9% del totale ma il loro incasso ha ottenuto il 50-60%. Nel 2018 i primi tre posti al box office sono stati occupati da coproduzioni per complessivi 1,5 miliardi di dollari, quindi ben vengano le coproduzioni. Nonostante gli accordi con 21 Paesi, però, le coproduzioni non sono di fatto aumentate, segno che siamo in una fase più cauta, in cui si cerca il progetto giusto. Credo che non serva fretta; è meglio essere prudenti e non realizzare un film senza convinzione”. Il mercato cinese, che nel 2010 era a 1,6 miliardi di dollari di box office, è arrivato nel 2017 a incassare 8,8 miliardi e nei primi otto mesi del 2018 a 6,6 miliardi. Il parco sale è passato da 6.256 schermi a 56.786.

Nicola Borrelli, direttore generale Mibac, nel suo intervento ha condiviso la posizione di Miao Xiaotian: “È vero, la fretta è cattiva consigliera. Stiamo mettendo in campo sinergie importanti e siamo pronti a raccoglierne i frutti. Per il momento abbiamo valutato tre coproduzioni italo-cinesi. La nuova legge aiuta perché punta molto sulla collaborazione internazionale. In più, stiamo lavorando su un fondo specifico per le coproduzioni minoritarie”.

Paolo Del Brocco ha aggiunto: “Come Rai Cinema, stimoleremo sempre più i produttori italiani ad andare a cercare partner cinesi e fare storie che possano essere viste da tanti pubblici diversi, non focalizzandosi sulla nicchia. Dobbiamo proporre idee ma avere l’umiltà di farle poi scrivere a sceneggiatori cinesi perché possano penetrare il mercato cinese”.

Francesca Cima, presidente produttori Anica, ha dichiarato: “Mi associo al moderato ottimismo che sento circolare: è vero che il momento è favorevole agli incontri tra i due Paesi. La globalizzazione, da un lato, e la tecnologia, dall’altro, hanno cambiato il mondo della coproduzione: oggi il processo creativo per un film pensato per l’Italia è simile a quello di un film pensato per il mercato globale. La globalizzazione ha sviluppato la curiosità di vedere storie diverse e originali. Stanno cambiando le cose, per esempio con True Colours vendiamo oggi in Cina film che solo cinque anni fa sarebbe stato impensabile esportare là”.

L’avvocato Giorgio Assumma è intervenuto per rassicurare i produttori italiani su come in Cina la legge sul diritto d’autore sia cambiata dai tempi della rivoluzione culturale e a partire dal 1991 sia in vigore una norma simile alla nostra e che ha recepito i principi della convenzione di Berna.

Durante i panel sono stati descritti gli spettatori cinesi come curiosi, in cerca di qualcosa di nuovo e sono state illustrate le molte tipologie di coproduzione che si possono creare. Per esempio Claire Luo San, Senior Vice President di 1905 Pictures, ha parlato di coproduzione assistita e di coproduzione assegnata (quando una produzione straniera ne incarica una cinese di produrre per lei sul territorio cinese) e ha portato case history di coproduzioni di film americani come Transformers o Angry Birds.

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