07 Marzo 2013
LE BARRICATE? FACCIAMOLE CONTRO LA PIRATERIA
Nell’imminenza delle elezioni, come al solito, si sono moltiplicati gli appelli al futuro Governo. Che però, rispetto al passato, ha un handicap ancor prima di essere nominato: nel senso, cioè, che sappiamo già cosa non può fare. Dare soldi a tutti quelli che glieli chiedono. Perché i soldi sono finiti, bastano appena per l’ordinaria amministrazione di grandi priorità nazionali ed europee come la sanità, la scuola, il welfare. È chiaro a tutti i settori privati, infatti, che la soluzione dei problemi è nello svincolo dai lacci statali e al ritorno a un’impresa più libera e, soprattutto, meno tassata. In questi ultimi dieci anni, infatti, la grande novità del rapporto privato-pubblico sta nel capovolgimento della richiesta. Prima, infatti, si chiedeva allo Stato di “dare”, oggi si chiede allo Stato di non “prendere” ancora. Anche perché non c’è più niente che lo Stato possa darci.
Vorrei essere sicuro che questa sia la logica anche del cinema e dello spettacolo italiano. E invece sento, anzi ri-sento richieste di stanziamenti mai avuti neppure in passato, e con Governi più disponibili e dal portafoglio pieno.
Sto facendo un discorso d’impostazione generale sull’esigenza che le maggiori associazioni di categoria tornino a fare politica attiva e non si limitino, per l’ennesima volta, a tentare di riparare i danni della crisi sostituendo i mancati incassi o proventi dall’attività d’impresa con stanziamenti pubblici. È roba vecchia che ha prodotto danni e causato la situazione in cui ci troviamo. La direzione è quella del tax credit e del tax shelter (minor prelievo e sgravio), piuttosto che la richiesta dell’1% del Pil alla Cultura che, al momento, sembra la chimera di una chimera e che, quand’anche arrivasse, costringerebbe lo spettacolo italiano a una lotta eterna (tipo quella sul Fus) in difesa di quella conquista, invece che in vista di una espansione che viene da “dentro”. Cosa fare allora? La risposta è semplice, anzi semplicissima. Il cinema italiano deve riprendersi con uno scatto d’orgoglio ciò che è già suo! Cioè i soldi persi con la pirateria e la cui responsabilità sta nell’ostinato muro di gomma con cui tanti Governi hanno di fatto rifiutato di emanare una legge efficace in merito, compresa la semplice fotocopiatura della legge francese che tanto bene ha fatto al mercato d’Oltralpe. Basta attraversare la frontiera e quello che si può scaricare a Ventimiglia non sarà più scaricabile a Mentone. Pochi metri che valgono milioni, centinaia di milioni di euro e migliaia di posti di lavoro.
Questa è la battaglia del cinema italiano dell’immediato futuro! Le barricate si facciano, e le facciano tutti (artisti compresi) ma per questo concreto obiettivo: recuperare quel 30 e più per cento degli incassi persi attraverso il download illegale.
La pirateria è la nostra Imu. Bisogna riprenderci quei soldi. Il resto viene, inevitabilmente, dopo.