03 Luglio 2012
Il retail c’è. E l’industria?
La crisi sta mettendo in difficoltà molte profumerie.
È vero, il canale selettivo registra segnali molto meno preoccupanti di altri settori - basti citare l’abbigliamento e le auto - ma non si può negare che gli effetti della difficile contingenza economica si facciamo sentire. Eppure intravediamo segnali positivi. Non tanto a livello di sell out, quanto di reattività degli operatori del settore, dei profumieri in particolare, che oggi più che mai sono consapevoli che è giunto il momento di agire. È finito il tempo in cui il prodotto si vendeva da sé, o quasi, e bastava una campagna advertising ben strutturata per far entrare frotte di consumatori nei negozi. Oggi i profumieri investono risorse per rinnovare i propri punti vendita, creando dei format innovativi, in grado di motivare l’ingresso da parte di potenziali clienti, e sono attenti a strutturare la propria offerta in modo ottimale. Da un lato privilegiano i prodotti ad alta rotazione e dall’altro quelli a maggiore potenziale, o perché destinati a crescere in termini di quota di mercato o perché caratterizzati da un margine elevato. Non sono più disposti a recepire passivamente i nuovi lanci, ma ne valutano di volta in volta il tasso di innovazione e la potenziale attrattiva che potranno generare sui consumatori finali. All’industria il compito di proporre prodotti realmente innovativi e motivare i propri piani marketing in modo tale da convincere prima ancora i concessionari dei clienti. Serve ancora più professionalità che in passato da parte di tutti. Altrimenti corriamo il rischio che l’offerta complessiva si impoverisca per effetto di giochi di potere tra industria e distribuzione, a tutto svantaggio del consumatore finale.