ESTATE MONDIALE, AUTUNNO CRUCIALE
L’estate 2018 potrebbe passare alla storia (televisiva) come quella in cui Mediaset ha osato quello che per una tv commerciale sembrava fino a poco tempo fa inosabile: programmare i Mondiali di calcio di Russia (dal 14 giugno al 15 luglio), pur senza gli Azzurri. Certo, bisognerà attendere il 16 luglio per tirare le somme definitive e capire se la puntata sulla roulette sia riuscita o meno: solo allora si potrà verificare se anche la programmazione messa in cantiere a sostegno delle partite avrà funzionato, ma indubbiamente a Cologno ce la stanno mettendo tutta per non sfigurare. A ridosso dell’evento, l’unico ragionamento fattibile riguarda perciò i conti. I 78mln di euro sborsati contro i 65 offerti dalla Rai, per le complessive 64 partite del Mondiale (grosso modo 1,2mln di euro a match) narrano di una tv commerciale che confida sulla tenuta degli ascolti delle partite delle nazionali di calcio straniere nonché soprattutto sulle ricadute pubblicitarie che attrarranno i programmi di commento e approfondimento calcistico pensate all’uopo. Basta andare con la memoria all’edizione 2014 per capire che il gioco vale la candela: la partita d’esordio Brasile-Croazia attrasse 9mln di spettatori, Germania-Argentina arrivò a quasi 14mln, Brasile-Germania a 10,6mln e Argentina-Olanda a 9,2mln. Come dire? Audience di tutto rispetto, mentre per i programmi di commento si parlò addirittura di “febbre Mondiale”. È vero, allora c’era la Nazionale, ma – checché se ne dica – ad andare in onda sarà il meglio del calcio globale con in campo molti giocatori che militano nelle squadre italiane, quindi il boccone è più che appetibile. Non a caso dal fronte Publitalia arrivano notizie che parlano di una raccolta che avrebbe raggiunto già i 70mln, suscettibili di diventare 80-85mln, contro i 75mln totalizzati la volta scorsa dalla Rai che se da una parte aveva potuto contare sul traino degli Azzurri, dall’altra scontava un affollamento pubblicitario ridotto. Pier Silvio Berlusconi avrebbe indicato addirittura un costo reale dell’operazione compreso tra i 40 e i 45mln di euro, al netto del risparmio garantito dai programmi sostituiti dalle partite, ma è anche vero che l’ingaggio di talent in settimane in cui avrebbero dovuto essere in vacanza comporterà senz’altro degli investimenti aggiuntivi. Ma tant’è…Per il resto, il rischio è quello di un’estate monodirezionale, con una Mediaset che attrae tutti gli investimenti adv attirabili e una Rai che ha già accusato il colpo, visto che ha iniziato anzitempo a proporre repliche in prime time. Quindi, se competizione ci sarà, non la farà certo la La7 dello sparagnino Cairo, ma a confrontarsi saranno i nuovi canali generalisti e tematici da Tv8 a Nove passando per le reti Discovery e il satellite in generale, Sky e Fox in primis, molti dei quali in piena estate lanciano nuove programmazioni per tenere acceso l’interesse di un pubblico che li guarda anche sul mobile. Dopo la pax scoppiata tra le aziende di Cologno e Santa Giulia, per il mercato tv italiano – congelato da troppo tempo dalle intemperanze dell’affaire Vivendi –, adesso pare giunto il momento di ricominciare a spostare le pedine sulla scacchiera. In che direzione è ancora presto per dirlo, ma dalla presentazione dei palinsesti autunnali previsti tra poche settimane si potrà capire di più.
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