Mediamarket, le ragioni dello sciopero
Di seguito un estratto del comunicato congiunto con cui Filcams, Fisascat e Uiltucs spiegano cosa ha portato alla decisione di indire uno sciopero generale per tutti i lavoratori Mediamarket il 3 marzo.
“Tre anni fa in occasione dello scioccante annuncio di Mediamarket dei 700 equivalenti full time in esubero (circa 1000 dipendenti) insieme si trovò la strada del contratto di solidarietà e degli incentivi al licenziamento e al trasferimento volontari; un percorso che ha portato risultati soddisfacenti e che ha ridotto gli esuberi a circa 130 full time equivalenti. L’azienda per sua parte avrebbe dovuto avviare il processo di omnicanalità; investire risorse per trasformare i negozi e il servizio al cliente; aprire piccoli negozi più adeguati al nuovo mercato e che avrebbero potuto essere un’opportunità per assorbire altri esuberi. (…)
Quello che Mediamarket sta perdendo nei negozi non lo recupera nell’online e il bilancio del 2017, fortemente negativo, ne è la prova. A dimostrazione degli errori commessi a luglio dello scorso anno viene cambiato il gruppo dirigente. (…)
Le organizzazioni sindacali avevano chiesto di fare un contratto integrativo più ampio che fosse in grado affrontare vari aspetti: innanzitutto migliorare le condizioni di lavoro in virtù dei peggioramenti dovuti alla riduzione degli organici e alla totale liberalizzazione degli orari; affrontare in modo organico il tema della videosorveglianza ed escludere il controllo a distanza dei lavoratori. Filcams, Fisascat e Uiltucs si ponevano l’obiettivo di trovare un equilibrio tra le richieste dell’azienda e le esigenze dei lavoratori.
Da luglio 2017 l’impresa è invece scomparsa e nulla di tutto questo è stato affrontato. Nonostante le sollecitazioni Mediamarket non ha dato più disponibilità al confronto fino a febbraio 2018. Si è ripresenta quindi al tavolo raccontando la solita favoletta dell’omnicanalità e senza presentare un piano industriale credibile. Al contempo ha annunciato la chiusura di Milano Centrale e Grosseto, ha annunciato di voler chiudere la solidarietà sulle province dove ancora ci sono esuberi, unica alternativa il trasferimento forzato. Inoltre ha aggiunto che dal 1 maggio 2018 non applicherà più il 90% di maggiorazione domenicale e non riconoscerà più il bonus presenza. Ha poi dichiarato il trasferimento della sede a più di 50 km di distanza e annuncia che tutti i punti vendita dovranno avere la sostenibilità economica.
A quel punto, le organizzazioni sindacali hanno posto alcune domande: se l’azienda perde 17 milioni di euro, come si determina questa perdita e qual è il preventivo di bilancio del 2018 per capire quanto volete recuperare quest’anno? Quali e quanti sono i negozi non sostenibili? L’azienda ha negato qualsiasi informazione negando un diritto di legge e di contratto. A questo punto le federazioni di categoria hanno deciso congiuntamente ai delegati di tutta Italia di proclamare sciopero per l’intera giornata del 3 Marzo 2018 (2 marzo per i lavoratori della sede e della piattaforma on-line). Mediamarket in passato si è arricchita e si è sviluppata nel nostro paese utilizzando le infrastrutture e la forza lavoro italiana. Ora deve dimostrare di avere anche un minimo di responsabilità etica e sociale concordando con il sindacato vere misure di salvaguardia occupazionale”.
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