Dati Anica 2013, il commento dell’industria

È stato il direttore generale cinema del Mibact, Nicola Borrelli, a introdurre i dati del cinema italiano 2013 questa mattina a Roma. Borrelli si è soffermato sul calo complessivo degli investimenti, sull’incidenza sempre maggiore del tax credit richiesto da investitori esterni alla filiera e sul ruolo ormai modesto del contributo pubblico diretto nella produzione. “Ormai siamo il paese in cui questa voce ha l’incidenza minore. Sempre più importante il credito di imposta, anche quello richiesto dagli stranieri ha una certa rilevanza”. In merito al calo degli investimenti nella produzione, Borrelli ha aggiunto “che sicuramente le tv hanno contribuito meno, ma non è stato l’unico fattore a incidere. Dovremo capire cos’altro non ha funzionato”. Ha aggiunto Angelo Barbagallo, presidente dei produttori Anica: “Dobbiamo impegnarci molto per trovare nuovi investitori esterni. Il decreto attuativo del tax credit andrà redatto pensando a questo problema. Inoltre bisognerà considerare il product placement come investimento. Per quanto riguarda il sostegno pubblico alla produzione siamo sotto al livello di sussistenza. In generale, il sistema finanzia troppo poco il cinema. Tanti vedono i nostri prodotti ma pochi li finanziano. Negli ultimi anni abbiamo vinto l’Oscar, i festival di Venezia e Berlino; abbiamo vinto premi a Cannes. Abbiamo una quota di mercato significativa per il cinema nazionale. Ma il sistema è ingessato. Esiste una normativa che ci aiuta ma solo in parte. Il problema dell’applicazione delle quote di investimento delle tv nel cinema è un dato di fatto: quello che arriva al cinema dalle televisioni non coincide con quello che prevedono le norme con l’eccezione della Rai. Questo è il grande problema, insieme alla pirateria”. Michele Napoli, presidente Cinetel, dopo aver evocato gli effetti benefici della Festa del cinema per il mercato, si è soffermato su quelle che per lui sono le criticità del settore: “In un anno escono troppi film. Troppi titoli finiscono con il togliere lo spazio a film validi e non danno l’apporto di cui il mercato avrebbe bisogno. Il numero delle sale, rispetto ad altri paesi, è insufficiente. Ci sono aree in cui non è possibile vedere film. Il numero di sale cittadine non è proporzionato alle esigenze del pubblico over 45 che non ama i multiplex. Ci vogliono moderni cityplex nei centri cittadini”. Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa, ha sottolineato che in un anno difficile, “abbiamo avuto il record assoluto per un film italiano di incasso e poi la vittoria all’Oscar”. E se Medusa ha calato gli investimenti, con una diminuzione sulle produzioni, sono stati soprattutto gli acquisti di film stranieri a essere tagliati. Quanto alle tv, chiamate in causa, Letta ha aggiunto: “Non sono sicuro che Mediaset non rispetti le quote di investimento, le norme sono graduali come entrata in vigore; i numeri ci dicono che Canale 5 è il canale del cinema italiano. E le tv rimangono il primo finanziatore del cinema italiano”. Anche Paolo Del Brocco ha replicato alle accuse alle tv: «Alcune cose che si dicono non sono esatte. Per i dati di trasmissione, ricordiamo che la Rai ha raddoppiato gli investimenti del cinema e ha creato un canale come Rai Movie per il cinema italiano».

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