Legge cinema, firmati i primi decreti

Firmati dal ministro Mibact Dario Franceschini i primi decreti della legge cinema. L’annuncio è stato dato ieri dal direttore generale cinema, Nicola Borrelli, al convegno “Roma città del cinema. Un progetto industriale condiviso”. Nell’incontro sono stati affrontati alcuni temi: la valorizzazione del know-how del settore e del made in Italy, l’innovazione tecnologica, la sfida dei mercati esteri, il circuito dei festival indipendenti. Sono intervenuti, tra gli altri, il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, il Presidente Commissione Cultura Comune di Roma, Eleonora Guadagno, l’Amministratore Delegato di Luce Cinecittà Roberto Cicutto, il Presidente della Camera di Commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti, il produttore Gianluca Curti. Borrelli, nel rispondere ad alcuni interventi e in particolare alle sollecitazioni del presidente Anac, Francesco Ranieri Martinotti, ha dichiarato (come riporta Cinenotes): «Non possiamo rimpiangere le epoche degli sprechi e dei film finanziati a pioggia che non incassavano nulla o non venivano distribuiti. Gli incentivi fiscali possono riguardare anche gli indipendenti, che non devono più pietire a una commissione un finanziamento ma sanno di poter contrare su un 30% di tax credit, che non è poco. Non è una concessione solo per i grandi gruppi, è uno strumento davvero per tutti: se un indipendente ha problemi di “capienza”, può cedere il credito a una banca. La scelta dei film da produrre così la farà il mercato, non una commissione. Tra un paio d’anni potremo valutarne gli effetti, ma sono certo che saranno positivi». Borrelli ha quindi annunciato la firma dei decreti attuativi proprio sulle varie forme di tax credit (per la trasmissione al MEF), esclusi quelli sulle industrie tecniche ancora in fase di elaborazione. Sulla definizione di produttore indipendente, sarà demandata ad apposito decreto, e riguarderà il rapporto con le emittenti Tv e over the top, «vero nodo delicato del sistema. La vera battaglia sarà sul cambio di regole: le risorse ormai ci sono (il governo le ha aumentate del 60%), ora servono le regole per far funzionare il sistema. Ma il mondo è cambiato: anche gli operatori devono fare la loro parte, cambiando il proprio modello di business, pensando a nuove forme di fruizione e soprattutto rivolgendosi al pubblico». Sugli OTT il problema è di fiscalità («la legge prevede finanziamenti derivanti da una parte del gettito, il problema è che non pagano le tasse, altrimenti contribuirebbero anche loro…»).

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