Quote di programmazione: tutte le criticità

Il Consiglio di Stato ha già espresso il suo parere favorevole al decreto Franceschini di riforma del sistema audiovisivo, che riforma il sistema delle quote di programmazione introducendo norme più stringenti circa la messa in onda e gli investimenti nel cinema italiano, in primis, e nella serialità. Eppure, secondo Il sole 24 ore, il testo presenta alcune criticità rispetto alla Costituzione. L’incremento delle sanzioni, per esempio, fissato tra 100mila euro e 15mila, risulterebbe spropositato rispetto alla violazione commessa. Le violazioni in merito alle quote oggi in vigore, secondo la testata, risultano oggi rare e mai reiterate e pertanto anche l’approvazione da parte del Consiglio di Stato del loro aumento sulla base di una «acclarata inadeguatezza delle sanzioni attualmente previste» si baserebbe su presupposti sbagliati. I nuovi obblighi di programmazione e investimento sarebbero invece in contrasto con il diritto delle emittenti a comporre i propri palinsesti, violando gli articoli 21 (manifestazione del pensiero) e 41 (iniziativa economica) della Costituzione. L’aver aggiunto alle quote (di per sé non illegittime) altre sottoquote, obblighi di programmazione e restrizioni alle forme contrattuali utilizzabili non farebbero che irrigidire il sistema, soprattutto nel momento in cui la delega si pone come obiettivo la razionalizzazione, un’esigenza indicata anche da Agcom, alla luce di un modello di tv che da generalista diventa sempre più tematico e multicanale.

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