GRE, “Dobbiamo cambiare, anche come gruppi”
Se la necessità di cambiamento è una costante per quelle che operano in un mercato dinamico come quello technical, è altrettanto “indubbio che oggi la trasformazione alla quale siamo chiamati è strutturale, di approccio al business. E non può essere diversamente dal momento che ci dobbiamo confrontare con un consumatore molto diverso, più esigente, informato, disincantato, meno condizionabile e con un contesto competitivo dove ci sono nuovi player e nuove modalità di vendita e d’acquisto e questo non ha solo aumentato il perimetro della competizione e le sue regole, ma anche alzato una pressione già molto forte. Dinamiche che stanno stressando fortemente la competizione e i conti economici, ma anche mettendo in discussione i modelli di pricing, di promozione e di comunicazione su cui tutti ci stiamo però ancora arroccando. Senza contare che, lato industria, ci troveremo ancora meno brand, meno innovazione e davanti interlocutori sempre meno ricchi di risorse, ma anche di professionalità”. Tutto ciò inevitabilmente porterà secondo il direttore generale di GRE “a una ulteriore selezione, ma, poi dovranno arrivare cambiamenti non solo di facciata, tuttavia deve essere chairo che questo richiederà a questo mondo un grande salto professionale e culturale perché siamo chiamati a ridisegnare tutto: la relazione con i consumatori e con l’industria, il ruolo dei canali e del pv in particolare, la nostra proposition, la nostra comunicazione, ma anche la gestione delle imprese, perché le sfide sono due: cambiare, ma anche cambiare in maniera sostenibile”. Non ha quindi timore di ammettere Belingheri che “Il momento è certamente molto complesso, i segnali credo siano molto evidenti. Tutti stiamo riflettendo, ancora di più credo i gruppi perché i pure player stanno facendo una corsa diversa al pari delle catene ed entrambe le dinamiche impattano fortemente sugli equilibri dell’intero mercato, e ancora di più sulle società imprenditoriali e quindi sui gruppi che li aggregano. Ecco perché credo che oggi l’unione fra società commerciali imprenditoriali sia una condizione ancora più centrale, è finito il tempo dell’individualismo come forza, è il momento di fare sistema e sinergia se non si vuole rimanere marginali rispetto a un consumatore e a marchi che decidono e decideranno sempre di più, ma è ancor prima un bene per l’equilibrio di questo mercato. Come ho già detto, quindi certamente dobbiamo cambiare, anche come gruppi, non vedo altre opzioni” conclude il manager. L’intervista completa è stata pubblicata sullo speciale “Siamo al girodi boa” di TCE gennaio-febbraio.
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