L’e-commerce si muove sulla nuova direttiva “Diritti dei consumatori” europea
Dieci associazioni nazionali ed europee, che rappresentano più del 50% della totalità dell’e-commerce in Europa, hanno firmato una dichiarazione comune indirizzata all’attenzione delle istanze europee, per esprimere la loro profonda preoccupazione per la direttiva « Diritti dei consumatori » approvato lo scorso 24 marzo in relazione alle conseguenze negative che “essa potrebbe portare sullo sviluppo e sull’avvenire dell’e-commerce in Europa”. Le associazioni firmatarie chiedono “un approccio equilibrato nell’ambito della direttiva. Fanno appello alle istanze europee affinché vengano riesaminate alcune misure che condurrebbero ad oneri eccessivi, in grado di minare la sopravvivenza di molte imprese, e che provocherebbero un considerevole aumento dei prezzi per i consumatori. Senza dimenticare che la conformità di tali misure con i principi di diritto comunitario resta ad oggi ancora molto incerta” si legge in una nota generale. Nel dettaglio Netcomm in una sua nota dichiara: “Le organizzazioni firmatarie si oppongono in particolare agli articoli 16, 17 e 22 bis della proposta di direttiva. L’effetto di questi tre articoli porterà ad esempio una società ad affrontare l’obbligo di pagamento per la raccolta delle merci (articolo 17) utilizzate dai consumatori per 28 giorni e a rimborsare la totalità dei costi al consumatore ancor prima che possano essere controllati eventuali danni o effettivo uso dei prodotti (articolo 16). Inoltre, a seguito dell’articolo 22 bis, le aziende potrebbero essere obbligate a un contratto fuori dal proprio paese vedendosi così negata la libertà di contratto. Riteniamo che tali misure: • siano in contrasto con gli interessi dei consumatori perché hanno un impatto diretto sul prezzo dei prodotti e sulle scelte di consumo. Infatti, il costo totale delle misure è stimato in 10 miliardi di euro all’anno; • creino un rischio considerevole per la situazione finanziaria di molte aziende dell’Unione, in particolare le piccolissime, le piccole e le medie imprese, molte delle quali non sopravvivranno ai costi generati da tali misure; • mettano a repentaglio seriamente diversi principi fondamentali del diritto comunitario e in particolare il principio di proporzionalità, come evidenziato da esperti di diritto europeo; • moltiplicherà inutilmente la circolazione dei beni restituiti dai consumatori, con aumento delle emissioni di CO2.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare www.e-duesse.it