Antipirateria, i discografici Usa attaccano il rapporto di Google

La Riaa (Recording Industry Association of America, l’associazione delle major discografiche Usa) non ci sta. Dopo che Google, di recente, ha reso noto il suo operato nella lotta alla pirateria (vedi agenzia http://www.e-duesse.it/News/Home-video/Google-i-numeri-per-la-difesa-del-copyright-132993) Brad Buckles, Executive Vice President, Anti-Piracy, Recording Industry Association of America ha pubblicato una dettagliata memoria tesa a evidenziare una verità differente (il testo è visionabile all’indirizzo http://riaa.com/blog.php?content_selector=riaa-news-blog&content_selector=riaa-news-blog&blog_selector=Clear-Facts-&news_month_filter=5&news_year_filter=2012). Tra i punti chiave delle critiche mosse a Google c’è quella sorta di barriera che il colosso di Mountain View pone al numero di ricerche che il titolare dei diritti può effettuare per individuare le violazioni. Viene consentito un numero di richieste bassissimo se rapportato al volume di ricerche che Google gestisce quotidianamente. E questo va a inficiare in modo evidente gran parte del contenuto del Transparency Report diffuso settimana scorsa. E ancora, viene imposto un limite anche ai link da cui si può chiedere quotidianamente la rimozione; tutto ciò rende il numero di segnalazioni indirizzate a Google infinitamente inferiore rispetto al volume delle infrazioni commesse. «La verità è che tale rapporto dimostra che il colosso di Mountain View in realtà fa ben poco», precisa dal canto suo Enzo Mazza, presidente Fimi (Federazione industria discografica italiana) «e soprattutto rende il contrasto al fenomeno molto complicato per i titolari dei diritti. Google potrebbe fare molto, molto di più, come dimostrano anche i rilievi della Commissione EU sulle modalità di gestione del proprio motore di ricerca che è tutt’altro che neutrale».
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