Pirateria, tra Google e industria continua la frattura

Google e l’industria dei contenuti continuano a essere in forte disaccordo sul tema della lotta alla pirateria digitale. Big G, secondo i dati del suo “How Google Fights Piracy report“ afferma che la strategia per l’individuazione e la rimozione dei contenuti video caricati senza autorizzazione funziona quasi alla perfezione (nel 98% dei casi secondo Google). Il sistema Content ID di Google, non solo è un investimento molto oneroso (si parla di un totale di 60 milioni di dollari per le attività a tutela del copyright), ma avrebbe aiutato industria e artisti a registrare forti aumenti nei propri ricavi.

Ma, sull’altro versante, le opinioni divergono totalmente. Come si evince dal sito di Fimi che riporta le dichiarazioni di Frances Moore, ceo di Ifpi (federazione internazionale dell’industria discografica), secondo cui “Google ha la capacità e le risorse per fare molto di più per contrastare l’incredibile quantità di musica non autorizzata che è stata caricata ed è disponibile su YouTube”. Per poi riportare una posizione, totalmente divergente, proprio su Content ID: “L’esperienza delle case ed etichette discografiche dimostra che il Content ID creato da Google si è dimostrato inefficiente al fine di prevenire la diffusione su YouTube di contenuti in violazione dei diritti. Editori e discografici stimano che il Content ID fallisce nell’identificazione delle registrazioni tra il 20 e il 40% delle volte. Il motore di ricerca di Google continua a indirizzare utenti online verso contenuti musicali senza licenza su ampia scala. Ben oltre 300 milioni di notifiche di delisting sono state mandate dai gruppi nazionali antipirateria nel mondo di IFPI a Google. Nonostante ciò, la quota di traffico verso siti in violazione da Google attualmente è più alta rispetto a prima che fosse modificato l’algoritmo di ricerca con l’apparente obiettivo di contrastare la pirateria”.

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