La Corte di giustizia Ue boccia l’assegnazione delle frequenze
Con due sentenze, la Corte di giustizia europea ritorna sul passaggio italiano dall’analogico al digitale. La prima sentenze riguarda la richiesta di annullamento da parte di Europa Way e Persidera della gara onerosa per l’assegnazione delle frequenze del digitale varata dall’allora governo Monti, che sostituì la procedura di assegnazione gratuita, il beauty contest (all’asta partecipò soltanto Cairo, che si aggiudicò un mux per 31,6mln di euro). Il secondo ricorso, sempre portato avanti da Persidera, contestava l’assegnazione di una sola frequenza digitale in cambio di due analogiche (favorendo Rai e Mediaset). I due ricorsi furono respinti dal Tar, mentre il Consiglio di Stato rinviò la questione alla Corte di giustizia europea. Quest’ultima, nella prima sentenza (C560/15) ha dichiarato che non fu di competenza del MiSe e del legislatore sospendere e annullare il beauty contest indetto da Agcom, una decisione basata su considerazioni di natura politica, violando l’indipendenza dell’authority. Ora, spetta al Consiglio di Stato verificare che le condizioni d attribuzione del dividendo digitale siano basate su criteri obiettivi e trasparenti. Nella seconda sentenza è stato stabilito che il criterio di conversione delle frequenze (a Rai e Mediaset furono assegnati due mux contro i tre canali analogici, a Persidera uno su due) è stato discriminatorio. Il Consiglio di stato dovrà verificare se tale discriminazione sia giustificata perché l’unico modo per garantire la continuità dell’offerta.
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