Sì al tetto agli spot per le pay tv
I diversi tetti agli spot tra tv in chiaro e a pagamento sono legittimi: lo ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza 210 (relatore, Giuliano Amato), dichiarando inammissibile la questione di legittimità costituzionale del Testo unico sui servizi media audiovisivi sollevata dal Tar del Lazio. Il caso risale al 2011, quando Sky Italia presentò ricorso al Tar del Lazio contro la sanzione da 10mila euro impostagli da Agcom per aver superato il tetto del 12% degli spot su SkySport 1. I giudici del Tar si erano quindi rivolti prima alla Corte di giustizia europea (che aveva già dato parere favorevole al tetto) e in seguito alla Corte costituzionale. La legge prevede un limite alla trasmissione di spot pari al 12% dal 2012 per le pay tv (16% nel 2010 e 14% nel 2011, come stabilito nel 2010 dal decreto Romani), mentre il tetto per le tv commerciali è pari al 18% (15% giornaliero) e per la Rai del 12% (4% settimanale). Secondo la Consulta, il Governo non ha violato la direttiva comunitaria 65 del 2007: i singoli Stati, infatti, possono decidere disposizioni più rigorose sulla pubblicità televisiva all’interno dei limiti tracciati dall’Unione europea. Non è stato nemmeno violato l’articolo 41 della Costituzione: la liberà di iniziativa economica – spiega la Corte – può essere ragionevolmente limitata se esistano interessi costituzionalmente rilevanti come, in questo caso, la protezione dei consumatori e la tutela della concorrenza e del pluralismo televisivo. Infine, le pay tv si pongono in una situazione oggettivamente diversa dalle tv in chiaro: l’affollamento pubblicitario incide in maniera differente sui rispettivi finanziamenti.
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