Faenza, in Italia vige la dittatura dei multiplex

Con una durissima lettera pubblicata oggi dal ‘Corriere della Sera’, il regista Roberto Faenza attacca senza mezzi termini il lavoro dei multiplex in Italia e gli esercenti: «Ci sono imprese – scrive Faenza – che, dopo aver sloggiato centinaia di cinema dai centri urbani, stanno emarginando migliaia di cittadini soprattutto adulti, meno propensi a mettersi in auto per andare a cercare un film nei multiplex metropolitani. Il fiorire delle multisale, diventate il tempio del divertimento giovanile, si accompagna all’emarginazione dei film meno commerciali». Continua Faenza: «Da notare che queste sale godono di finanziamenti a fondo perduto e non pochi benefici fiscali dallo Stato. In cambio di cosa?». Faenza dichiara di essere interessato alla questione perché venerdì, per 01, sarà nei cinema il suo ‘Un giorno questo dolore ti sarà utile’. L’affondo continua anche contro gli esercenti: «Nell’industria del cinema c’è una lobby potente che il pubblico non conosce. E’ quella degli esercenti. Questa categoria ha l’ultima parola sulla tenitura di un film, quanto tempo resterà in sala, dunque quanto incasserà. Non era così un tempo quando l’esercizio partecipava ai costi di produzione e aveva tutto l’interesse a difendere lo sfruttamento sino all’ultimo centesimo. Sembra incredibile ma il luogo principale dove si consuma il “bene” cinematografico non di rado è il più insensibile alla circolazione dei film migliori». Faenza fa riferimento a molti autori «per i quali la dura legge dell’esercizio sta diventando un’ossessione. I nemici del cinema, dicono, sono gli esercenti. Molti registi arrivano al punto di preferire Internet pensando di trovarvi più libertà che in sala». Il regista conclude con un appello: «Di fronte alla “dittatura” dei multiplex, il cinema pubblico (tra cui Rai e Cinecittà) dovrebbe occupare il terreno rafforzando la sua mission. Il che significa dare un segnale forte per essere presente alla pari, offrendo agli spettatori le stesse opportunità dei film più commestibili».

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