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Tornata con prepotenza alla ribalta da diverse settimane la “questione window” può essere, per certi versi, presa a paradigma della situazione nella quale si trova oggi il nostro mercato. In cui regnano grande confusione e spesso una cronica difficoltà di dialogo. La prima valutazione da fare, anzi l’unico dato certo a proposito della finestra, è che manca una vera discussione. Una discussione seria e approfondita, impostata soprattutto con spirito costruttivo. Il tema è delicatissimo e lo merita, eccome. Esiste un conto economico del film che si spalma progressivamente su differenti sfruttamenti e che deve essere salvaguardato. In un nostro precedente editoriale sottolineavamo già alcuni rischi (proprio per il Dvd): la motivazione più forte che sta alla base della richiesta di un accorciamento della finestra tra Theatrical e video è quella – più che comprensibile – di avere un’ arma efficace contro la pirateria e in una piccolissima parte può esserlo, senza però credere davvero che possa rappresentare, in concreto, un argine al file sharing. Che, come è noto, consente di avere a disposizione i film sui siti Torrent, gratuitamente, lo stesso giorno che esce in sala o addirittura a volte prima della sua programmazione in sala. Contro la pirateria – che è la priorità assoluta – occorre avere presto una legge forte ed adeguata, che sia applicabile. E applicata. Ma per noi c’è un ulteriore pericolo molto serio riguardo a questo tema. Si tratta della semplificazione del concetto di finestra “Domestic”, e il rischio che intravediamo e che riteniamo più che fondato (vediamo cosa sta accadendo negli Stati Uniti) è che si possa affermare un livellamento della fruizione domestica. E che quindi vengano allineate tutte le modalità “Home”: rental Dvd, ma non solo, anche pay per view, Video on Demand, Internet (Download to Own e to Rent). In uno scenario di questo tipo è evidente che il noleggio del Dvd non potrebbe essere competitivo rispetto ai suoi concorrenti. Alcuni esempi: sulla piattaforma Alice Home Tv un titolo recente è disponibile per la visione a 4 euro e ci sono già alcuni film uscita da poco in home video (ad esempio, da giugno è disponibile su questa piattaforma il cartoon Bolt). L’offerta del servizio di Telecom, più in generale, prevede per i titoli proposti tariffe che oscillano da 1 a 4 euro. Su FastwebTv i film che possono essere visionare in modalità pay per view hanno prezzi che variano da 2 a 5 euro circa, un servizio come Film is Now propone il rental via Web a tariffe che oscillano da 4,90 a 6,90 euro. Mediamente un film definito novità che passa sul servizio Primafila su Sky costa a partire da 3,50 euro (6 euro per titoli in alta definizione sui canali HD). È evidente che se si promuovesse una contemporanea tra il rental classico e queste altre finestre “domestiche”, il classico noleggio avrebbe poche chance di sostenere la concorrenza di una fruizione (più economica) e che, ad esempio, non chiede al consumatore di uscire di casa per noleggiare e per restituire nel punto vendita il supporto fisico. Noi auspichiamo, al più presto, un confronto serio tra le varie parti in causa. E proprio in questo numero abbiamo messo a confronto la posizione di Paolo Protti, presidente degli esercenti Anec, e quella di Davide Caviglia, responsabile Coordinamento nazionale videoteche associate (purtroppo ancora oggi siamo qui a lamentare la mancanza di un’associazione che rappresenti in modo unitario e autorevole la grande parte degli operatori della distribuzione specializzata home video sul versante del noleggio). Dal nostro punto di vista riteniamo giusto prevedere un accorciamento della finestra tra cinema e video. Da evitare invece assolutamente, lo ribadiamo, è l’allineamento dell’home video alle altre modalità di fruizione “domestic”.
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