In una giornata molto positiva come lunedì 20 giugno il titolo De’Longhi ha perso il 10%, bruciando circa 300 milioni di capitalizzazione. Certo: alla Borsa non piacciono le sorprese e le inattese dimissioni dell’AD del gruppo De’Longhi erano tali.
Ma un crollo di questa dimensione è stata una reazione giustificata? Dopotutto l’azienda torna in mano a Fabio De’Longhi che l’aveva guidata assai bene per 10 anni, per non parlare del ruolo del fondatore Giuseppe De’Longhi.

Banca Intesa sottolinea il timing di Garavaglia.

Gli analisti di Banca Intesa ritengono eccessiva la reazione del mercato. riporta Milano Finanza. E’ vero che il breve regno del top manager ha coinciso con una importante creazione di valore ma è anche vero che “Garavaglia è entrato a far parte dell’azienda quando la società stava godendo di tutti i possibili venti favorevoli del mercato e si è dimesso quando il contesto sembra diventare molto più difficile. Quindi, non sappiamo se le sue dimissioni siano una vera perdita per De’ Longhi”, affermano gli analisti di Intesa San Paolo che sottolineano come Giuseppe e Fabio De’Longhi abbiano “continuato a essere coinvolti nella gestione dell’attività, anche dopo la nomina di Garavaglia”. Intesa ammette che dopo le dimissioni di Garavaglia e nel 2009 di Stefano Beraldo potrebbe essere difficile reclutare un top manager di valore e vedrebbe bene una sostituzione interna.

Il downgrade di Equita: il comparto non crescerà.

Equita Sim invece coglie l’occasione per un downgrade del titolo (da ‘buy’ a ‘hold’) in parte per l’uscita di Garavaglia, in parte maggiore per le mutate prospettive del settore consumer discretional in generale e soprattutto in Europa dove De’Longhi concentra le sue vendite. Equita si attende una riduzione del fatturato De’Longhi del 4% nell’anno in corso. Le incertezze sarebbero maggiori soprattutto nel segmento Food Preparation (30% delle vendite) che è stato largamente positivamente influenzato dallo stay-at-home.