Anec, “inaccettabile il nuovo decreto finestre per i film italiani”

Per l'associazione, da giugno il Ministro della Cultura dovrebbe procedere con provvedimenti per portare in sala i film italiani

L’ANEC (Associazione Nazionali Esercenti Cinema) non ha preso bene il nuovo decreto finestre firmato dal Ministero della Cultura che ridefinisce l’obbligo di uscita in sala per i film italiani. Decreto secondo cui fino al 31 dicembre 2021 le produzioni nazionali potranno uscire in streaming e televisione dopo 30 giorni dalla prima proiezione sul grande schermo. Alla base ci sarebbe l’esigenza di aiutare i cinema nella fase di ripartenza delle attività e la necessità di riequilibrare le regole per evitare che il cinema italiano sia penalizzato.
Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa di ANEC:

“Gli esercenti stanno riaprendo le sale nonostante le difficoltà e i risultati arrivano, il pubblico risponde così come lo ha fatto a fine agosto e settembre con i film di richiamo che sono stati messi a disposizione. Il cinema italiano è il grande assente per la ripartenza, nonostante i continui proclami di numerose produzioni, attori e registi con prodotti pronti, ma l’urgenza, a quanto pare, è  garantirne la tutela per i prossimi 8 mesi, consapevoli che probabilmente per i prossimi 3-4 mesi il numero di titoli italiani che approderà nelle sale sarà solo marginale. Proprio nei giorni scorsi abbiamo assistito al film di Verdone proposto in tre sale di Roma, nei giorni della riapertura, senza concedere l’opportunità a nessun altro esercente di programmarlo, salvo poi richiamare l’esclusiva della piattaforma cui è stato venduto. Per non parlare del film di Massimiliano Bruno Ritorno al crimine, di cui non si parla più; titolo che poteva essere portato in sala a settembre quando l’80% degli schermi era aperto.

Un provvedimento che intende porre un equilibrio fra i film italiani e quelli internazionali, dimenticando però che in sala sono pianificati, per i primi mesi e salvo occasionali eccezioni, solo film di produzione straniera mentre i titoli nazionali, sostenuti con ingenti investimenti del Ministero, si concentrano con l’uscita in sala in pochi mesi l’anno. Se di riequilibrio si deve parlare, allora da giugno che il Ministro proceda con provvedimenti per portare in sala i film italiani, così come pianificato con quelli internazionali.

Conclude il presidente Anec, Mario Lorini: «Il 2021 registra perdite dell’esercizio che a fine aprile superano i 400 milioni di euro, nessuno stanziamento ancora definito dal fondo emergenza cinema, una campagna promozionale di rilancio del settore che non ha riscontri, condizioni di mercato che non tengono conto delle difficoltà degli esercenti che riaprono, richiamando gli addetti a lavoro, dando impulso all’economia che ruota intorno alla sala cinematografica. Con queste criticità, che minano la riapertura strutturata dei cinema, si ritiene che l’aiuto alle sale passi dalla urgenza di definire la finestra di 30 giorni al cinema italiano per i prossimi otto mesi? In un momento così delicato non può essere ignorata la priorità della misura e impone profonde riflessioni sulla considerazione dichiarata, in questi mesi di chiusura, ma che alla resa dei fatti fatica a trovare fondamento. Ritenevo aperto un confronto vero, un dialogo costruttivo nell’interesse di tutti. Probabilmente mi sbagliavo».

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