Cinema italiano, una storia di grandi premi

Leoni d’oro, ma anche Palme d’oro e Oscar. Nel corso della sua storia, il cinema italiano è stato spesso onorato da questi riconoscimenti. Ma quali vantaggi hanno realmente portato? E soprattutto, perché vincere al Lido è importante per i film italiani nell’ambizione di trionfare poi nel mondo? di Antonello Sarno

Di seguito un estratto dall’articolo pubblicato su Italian Cinema del 30 agosto/15 settembre (n. 3), trimestrale in allegato a Box Office. Per leggere il testo integrale, scaricare QUI i pdf del magazine.

Domanda da mille miliardi: a cosa servono davvero i premi del cinema? Un ironico ma consapevole Michelangelo Antonioni, che vinse il Leone d’Argento a Venezia per il suo Le amiche (1955), forse l’aveva già capito: in precario equilibrio sul pontile dell’Hotel Excelsior, rispose, infatti, all’intervistatore che gli chiedeva se fosse contento del risultato, che «è molto diverso vincere il Leone d’argento rispetto a quello d’oro». Aggiungendo con un sorriso: «Glielo assicuro!». Riprendendo l’ermetismo, ma stavolta chiarissimo, del grande Michelangelo (all’epoca ignaro che avrebbe vinto anche il Leone d’oro, nove anni dopo con Deserto rosso), possiamo allora rispondere che premi, tanto più se tanto quali cati come quelli della Mostra di Venezia, servono a promuovere il cinema, offrendogli lustro e sostegno nei confronti del pubblico e dell’industria, in modo da creare e migliorare la reputazione dei suoi lm, dei suoi autori, delle sue star. Risposta sintetica, ma forse per Antonioni potrebbe andare. Se però guardiamo i riconoscimenti andati – diciamo – dal secondo Dopoguerra ad oggi segnatamente al cinema italiano, allora possiamo ben affermare che tra gli Oscar, le Palme d’oro e in special modo i Leoni di San Marco, il massimo riconoscimento della Mostra del Cinema di Venezia ai capolavori della Settima arte, gli innumerevoli ed importantissimi premi conquistati dal nostro cinema hanno aiutato il cinema italiano in fasi distinte. Il primo, sostanziosissimo aiuto riguarda la rinascita del nostro cinema, con l’immensa soddisfazione di sentirci nuovamente amati tramite i nostri lm come Paese e come popolo dopo aver provocato una guerra odiosa. Basti pensare che, sempre a Venezia, già nel 1947, Anna Magnani (ex attrice del cinema anteguerra e futuro premio Oscar) vince come migliore attrice per l’attualissimo L’onorevole Angelina; nel ’48 il Leone d’Argento va a La terra trema di Visconti; a Cannes nel ’46 il Grand Prix (in seguito Palma d’oro) va a Roma città aperta di Rossellini; agli Oscar ‘47 e ‘49 trionfa ad Hollywood Vittorio De Sica prima con Sciuscià e poi con Ladri di biciclette. Da questa fase nasce la seconda, che ha visto ondate di premi andati a lm nati grazie al sistema industriale del cinema italiano (contribuendo allo sviluppo commerciale a livello internazionale).

Monica Vitti e Michelangelo Antonioni a Venezia nel 1962 (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Dai primi anni Settanta, i premi ai film italiani hanno spesso teso a sottolineare la resistenza e la supremazia artistica degli autori del grande schermo nei confronti della concorrenza della Tv in generale e, infine, la scoperta e successivamente la difesa del talento dei nostri autori. Meriti che possiamo definire eccezionali e che hanno contribuito in modo determinante alla promozione del cinema nazionale come un prodotto di grande qualità, di pari passo con il design o la moda, e provocandone quindi la grande richiesta sui mercati mondiali. In poche parole, all’inizio si premiava il nostro cinema (e i grandi nomi che ne facevano parte), poi si sono premiati alcuni lm e in seguito, no ad oggi, si premiano gli autori.

Francesco Rosi premiato per “le mani sulla città” Snel 1963. (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

In tutto questo lungo tempo in cui l’industria dell’audiovisivo ha sopportato i cambiamenti che ben conosciamo a livello internazionale, la funzione della Mostra di Venezia si è confermata come lungimirante, saggia, coraggiosa con la scelta dei propri riconoscimenti al cinema italiano al punto da superare nuovamente, e di gran lunga, la diretta concorrente rassegna francese da cui, in passato, aveva sopportato alcuni “sorpassi”. Diciamo tranquillamente che se un marziano volesse conoscere “lo stato dell’arte” del cinema italiano una curiosata allo scaffale dei Leoni d’oro (e d’argento) veneziani sarebbe la risposta più esauriente. Tranquillizzo il lettore: non c’è l’intenzione di passare in rassegna i titoli vincitori dal 1946 ad oggi, ma solo di indicare quelle “punte di diamante” scoperte da Venezia e che poi si sono rivelate nel mondo come esempi di ampie zone della nostra cultura interessanti anche per il pubblico internazionale. Discorso che, detto con quel certo orgoglio già mostrato in apertura, vale anche per gli Oscar e le Palme d’oro; ma a Venezia giochiamo in casa da 90 anni esatti, ormai, e la scelta è una responsabilità.
Insomma, Venezia come trampolino di grandi talenti? Bene, a questo varrebbe la pena di citare…

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