Dalla Spagna la “Netflix tax”

I giganti dell’on demand dovranno finanziare l’audiovisivo europeo in Spagna. Dopo gli annunci francesi, anche dalla Spagna arrivano le prime direttive per imporre a Netflix, Prime Video e tutti i big del settore un contributo alla serialità e al cinema europei, come già fanno le tv pubbliche e private. Il governo spagnolo ha inserito un emendamento alla nuova Ley Generale de Comunicaciòn Audiovisual che obbligherà i servizi streaming a finanziare la produzione europea con una quota pari al 5% del proprio fatturato. Si tratta dell’attuazione della direttiva europea sull’audiovisivo, approvata nel 2018 e già implementata in Germania, Danimarca e Svezia.

LE QUOTE. L’importo della cosiddetta “Netflix Tax” verrà destinato per il 70% a quei produttori indipendenti che producano fino al 40% delle proprie opere in spagnolo (castigliano) o altre lingue ufficiali del Paese (catalano, galiziano, valenziano o euskera). Sono esclusi dagli obblighi i cui ricavi in Spagna siano inferiori ai 10mln di euro, mentre gli operatori che fatturano meno di 50mln di euro sul mercato potranno acquistare i diritti di sfruttamento di contenuti tv già prodotti. Tutte le piattaforme dovranno fornire al Cnmc, l’Autorità per le comunicazioni spagnola, informazioni circa il numero di abbonati e quote di abbonamento sul territorio.

NUMERI REALI. Con questa operazione la Spagna intende fare luce sui numeri che le piattaforme fanno davvero sui singoli territori: come riporta Advanced Television, per esempio, nell’anno fiscale 2018 Netflix ha annunciato vendite per 540mila euro, pagandone poco più di 3mila in tasse. Nel primo trimestre 2020, la società di consulenza Comparitech, stimava abbonati pari a 3.4mln, per 106mln di euro di ricavi. Secondo la nuova legge, infatti, il calcolo delle tasse verrà eseguito sui ricavi reali e non sui report fiscali. Le piattaforme dovranno adeguarsi alle nuove regole entro il 3 dicembre.

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