Emilia-Romagna FC, un vero partner produttivo

Ben lontana dall’essere un mero finanziatore, l’Emilia-Romagna Film Commission vuole essere un compagno di viaggio propositivo e appassionato nel dar vita a nuove produzioni e a nuove storie per immagini. Ne parla il responsabile Fabio Abagnato che presenta anche i principali servizi e fondi che la Film Commission offre a chi sceglie di girare nella regione

Di seguito un estratto dall’articolo pubblicato su Italian Cinema del 30 agosto/15 settembre (n. 3), trimestrale in allegato a Box Office. Per leggere il testo integrale, scaricare QUI i pdf del magazine.

Abbiamo chiesto al responsabile Fabio Abagnato di presentare i principali servizi e fondi che Emilia-Romagna Film Commission offre a chi sceglie di girare nella regione.

Il responsabile di Emilia- Romagna Film Commission Fabio Abagnato

In generale, quali sono gli obiettivi e la visione di Emilia-Romagna Film Commission?
«È la visione di una struttura della Regione Emilia-Romagna che presidia l’intera filiera del cinema, con l’obiettivo di promuovera la cultura cinematografica e sviluppare l’impresa audiovisiva. E poi valorizzare il patrimonio e l’iniziativa di tanti operatori che organizzano festival, rassegne e altri progetti, oltre a favorire il dialogo con storie e opere, figlie della presenza produttiva locale e dell’accoglienza di case di produzione nazionali e internazionali».

In questi ultimi 2-3 anni quali sono state le vostre principali azioni di consolidamento e rilancio?
«Sicuramente la presenza costante ai festival e mercati per promuovere i nostri bandi, e il rafforzamento della rete di collaborazione con gli enti locali per accogliere le produzioni con entusiasmo. Operiamo mirando a essere considerati “partner produttivi” e non meri finanziatori. Inoltre, siamo stati favoriti dalle opportunità costruite insieme a Italian Film Commissions, alla DG Cinema e Cinecittà, ma soprattutto dalle positive esperienze fatte con autori e produttori, nonché dalla preziosa partnership con i docenti di cinema dell’Università di Bologna».

Quali sono le risorse economiche che Emilia-Romagna Film Commission mette a disposizione del settore ogni anno?
«Al netto delle risorse europee destinate alla formazione o a progetti specifici di investimento per innovazione tecnologica o digitale, l’Assessorato alla Cultura della Regione destina per il cinema poco meno di 6 milioni di euro, di cui quasi la metà per il sostegno a progetti produttivi di imprese cinematografiche.Sosteniamo lo sviluppo di opere di imprese regionali: per la produzione mettiamo a disposizione 2 bandi, uno per imprese regionali ed uno per imprese nazionali ed internazionali, entrambi con 2 finestre all’anno (febbraio e luglio). Altre risorse sono destinate alle attività della Cineteca di Bologna ed a “Il Cinema Ritrovato”, a festival e rassegne annuali, al Biografilm Festival, alle attività di Ciné, di Home Movies, delle sale Fice e Acec con la collaborazione di Agis Emilia-Romagna, ed ancora le attività dei Documentaristi dell’Emilia-Romagna, CNA audiovisivo e Fondazione Fare Cinema».

Quali sono i vostri servizi?
«Da un lato quelli tipici delle film commission: accogliamo le produzioni raccontando il nostro territorio e location, li invitiamo a servirsi dei nostri professionisti presenti nella Guida alla Produzione, offriamo loro la nostra rete di relazioni, traduciamo le esigenze delle produzioni agli enti locali. Ma quello su cui puntiamo è cercare di anticipare sempre di più il contatto con i progetti per far crescere l’opera sul territorio, e non semplicemente “ospitarla o adattarla”. In questo siamo aiutati dall’entusiasmo e competenza, oltre che dall’efficienza, di tanti colleghi dei Comuni, che rendono “vasta” la nostra squadra di lavoro».

Ci potete presentare i vostri bandi?
«Ovviamente i bandi sono strumenti articolati e si differenziano per platea di riferimento, ma sintetizzando al massimo chiediamo un minimo di 6 giorni di riprese sul territorio e un terzo circa della spesa o del “girato”. Poi vi sono elementi rilevanti per la valutazione dei progetti, come il coinvolgimento del personale assunto o l’impatto su imprese di beni e servizi regionali. Abbiamo voluto mettere a valore anche l’autorialità musicale regionale, le scelte di coproduzione internazionale, anche minoritarie, e l’attenzione alla sostenibilità e alle strategie di marketing. Il contributo massimo è di 150.000 euro, che può arrivare a 250.000 in particolari casi, legati all’ambientazione, ai contenuti delle storie e alla dimensione produttiva».

La Conversione di Marco Bellocchio (©Anna Camerlingo)

Uno degli aspetti su cui le Film Commission italiane stanno ponendo sempre più attenzione è la sostenibilità ambientale delle produzioni.
«Esattamente, nei nostri bandi l’attenzione alla sostenibilità ed alla certificazione del processo produttivo viene infatti valutata positivamente all’interno del criterio “Innovazione produttiva” di valutazione dell’opera dove viene esplicitamente menzionato il Protocollo Green Film. Aderiamo alla rete di FC che si riconoscono in quel disciplinare e la nostra ARPAE è ente di certificazione abilitato».

Per quali aspetti l’Emilia-Romagna è attrattiva per gli operatori internazionali?
«In primis per la sua identità nella storia del cinema, costruita da grandissimi registi a tutti noti e poi, anche e soprattutto, per la capacità di dare risposte alle esigenze dei produttori e degli autori. Regole, tempi certi e grande supporto degli enti pubblici e del privato sociale sono la nostra forza. Da aggiungere i paesaggi inconfondibili come il Delta del Po, la bassa emiliana, la riviera romagnola, le città e i borghi d’arte. Molto ancora è da scoprire, qualcosa di esotico, meno noto, meno visto e quindi dal sapore più autentico. Niente ci pare sia precluso e per questo….»

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