Ep. 5: Come ripartire? – Parla Tomaso Quilleri

Continua su e-duesse la rubrica “Come ripartire?” con gli interventi di alcuni esponenti dell’industria cinematografica che provano a immaginare in che direzione andrà il settore una volta che i cinema riapriranno.

«In questo momento la vera emergenza per il cinema è immaginare un percorso di riapertura sicuro per il pubblico, ma anche industrialmente sostenibile», spiega Tomaso Quilleri, direttore programmazione del circuito Il Regno del Cinema, in un’intervista esclusiva a e-duesse. «Se non è possibile definire una data di ripartenza, è obbligatorio tracciare almeno un percorso. La sicurezza è al primo posto, ma non possiamo ignorare la sostenibilità delle nostre attività di esercizio cinematografico. Per questo va fatta un’analisi profonda dei costi, condividendo una strategia comune con un comitato scientifico. Altrimenti, il rischio è che le misure di sicurezza calino dall’alto senza una conoscenza degli equilibri economici del nostro settore, e finiremmo per riaprire in perdita. Ad esempio, se ci imponessero una riapertura con accesso al 15% dei posti, sanificazione obbligatoria dopo ogni spettacolo e misure di sicurezza per il nostro organico, sarebbe meglio stare chiusi».Quale sarebbe, quindi, una strada sostenibile per la riapertura?Intanto mi auguro che qualunque misura adottata, sia temporanea. Non voglio credere che il futuro delle nostre attività sia questo. Affinché il mercato cinematografico possa ripartire davvero, bisognerà attendere una cura, un vaccino. Attività di servizio pubblico come cinema, teatro, ristorazione e turismo, non possono sopportare il distanziamento sociale sul lungo termine. Per quanto riguarda i cinema, in questa fase di ripartenza si può accettare una riduzione dei posti anche superiore al 50% (al limite), purché i gruppi sociali come le famiglie possano sedersi insieme e purché queste misure vengano alleggerite contestualmente a un miglioramento del quadro complessivo epidemiologico nazionale. Sarà necessaria una diversificazione degli orari di programmazione, così da evitare assembramenti negli spazi comuni. Ma servirà anche prodotto nuovo per la sala, altrimenti sarebbero tutti sforzi inutili.E in quanto a iniziative per il pubblico?Immagino una gande festa del cinema a prezzi molto vantaggiosi, perché la situazione socio-economica del nostro Paese sarà molto preoccupante nei mesi a venire. Dobbiamo rendere accessibile i film a un pubblico ampio e per tutte le tasche, facendo grande attenzione alla promozione e alla fidelizzazione. Sarà necessaria un’enorme campagna mediatica che infonda fiducia nel frequentare le sale. Dovremo far passare l’idea che la nostra è un’attività sicura. Se dovessimo essere tra le ultime attività a riaprire, non possiamo correre il rischio di essere percepiti come pericolosi. Ma le incognite sono tante, a partire dai protocolli di sicurezza e del prodotto a disposizione.Quali contributi pubblici andrebbero messi in campo a sostegno dei cinema?Innanzitutto bisogna capire che impatto avranno i sostegni promessi e già messi in atto. L’esercizio sprovvisto di risorse economiche dovrebbe poter attingere al decreto liquidità stanziato per le piccole-medie imprese. In questo modo si eviterebbe di frenare il flusso di pagamenti nei confronti della distribuzione per i film programmati nei mesi passati, prima della chiusura delle sale a causa del Coronavirus. Poi bisognerà vedere come saranno ripartiti i 130 milioni di euro del fondo straordinario per spettacolo dal vivo, cinema e audiovisivo. Quante risorse saranno allocate per l’esercizio? Ma ci sono anche altri temi da affrontare relativi a cassa integrazione e agli affitti.Ci racconti.Per noi è fondamentale che i meccanismi di cassa integrazione proseguano per tutto il tempo in cui saremo chiusi. Inoltre, è assolutamente vitale per i rapporti di affitto di azienda che le nostre attività siano equiparate a quelle accatastate come C1, per le quali è stato previsto nel decreto una imputabilità in termini di credito di imposta. Misura non ancora prevista per i nostri immobili. Vorrei, però, sottolineare un elemento molto positivo. Mi riferisco alla grande accelerazione nello sblocco delle vecchie pendenze governative, come i crediti d’imposta relativi alla programmazione e agli investimenti effettuati negli anni passati. Resta, però, fondamentale un’accelerazione nella cedibilità del credito d’imposta da parte delle imprese di esercizio alle banche, perché possano ricevere la liquidità necessaria per tutte le incombenze che ho citato.Come giudica la richiesta di deroga per l’uscita in streaming di alcuni film italiani che non sono ancora passati dalla sala?Giudico molto positivamente questo percorso che ha portato alla richiesta di deroga. Denota una grande maturità del mercato, sempre più propenso alla condivisione e alla ricerca di strade comuni che tengano conto di tutte le esigenze della filiera. Sicuramente meglio dell’operazione internazionale di Trolls 2, che non è stata frutto di un percorso di condivisione come questo. Allo stesso tempo, quest’ultima operazione ha reso evidente che in assenza della sala è difficilissima la sostenibilità economica del prodotto. Lo streaming, quindi, non sostituisce il cinema e per i grandi film la sala resta centrale. Ad ogni modo, in un momento di emergenza possono essere accettati elementi di flessibilità come richieste di deroga o window ridotte per alcuni film. Ma devono essere concordate e sviluppate insieme. I cambiamenti, se ci sono, vanno overnati nell’ottica di una sostenibilità di filiera e non perseguiti nell’interesse di una parte sola.Leggi l’ep. 1 con Andrea OcchipintiLeggi l’ep. 2 con Giampaolo Letta Leggi l’ep. 3 con Massimiliano OrfeiLeggi l’ep. 4 con Guglielmo Marchetti
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