Guillaume Esmiol: «Un Marché all’insegna dell’innovazione»

Per il nuovo direttore del Marché du Film le sfide e il potenziale di sviluppo del mercato internazionale di Cannes sono ancora molti, specie in un’epoca di grandi innovazioni tecnologiche, ed è essenziale che il Marché non sia solo il luogo dove si vendono e comprano i film, ma anche dove si finanziano

Di seguito un lungo estratto dell’intervista al direttore del Marché du Film di Cannes Guillaume Esmiol, pubblicata su Box Office del 15-30 maggio 2023 (n. 5). Per leggere il testo integrale clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

A 39 anni –  tanti quanti ne aveva il suo predecessore Jérôme Paillard nel 1995 quando assunse per la prima volta lo stesso incarico – Guillaume Esmiol è diventato il nuovo direttore del Marché di Cannes. Un passato da direttore dell’innovazione per TF1 Group e direttore marketing di Wefound, Esmiol proprio quest’anno ha preso definitivamente le redini del mercato cinematografico più importante e influente del mondo, dopo un 2022 all’insegna della transizione dove Paillard l’ha voluto al suo fianco in quella che è stata la sua ultima edizione. Ora il giovane e ambizioso neo-direttore del Marché sente tutta la pressione e le responsabilità che la sua carica gli impone, anche nel rispetto del grande lavoro compiuto per quasi tre decenni dal suo predecessore. Ma le sfide e il potenziale di sviluppo del Marché sono ancora molti, specie in un’epoca di grandi innovazioni tecnologiche. Ed è proprio su quest’aspetto che Guillaume Esmiol è determinato a puntare, come lui stesso ci spiega nella lunga intervista che gli abbiamo fatto a ridosso dell’evento più atteso da tutti i professionisti del settore.

Per cominciare, quali sono le principali novità di questa edizione 2023 del Marché du Film?
«Innanzitutto abbiamo un nuovo “paese d’onore”, la Spagna. Dopodiché, abbiamo creato nuove attività per sales e buyer, che rappresentano il nostro core business, in modo da incentivarli a visitare i vari stand e stimolare le compravendite. Nello specifico ci saranno eventi di networking, happy hour e visite guidate rivolte ai nuovi partecipanti. Abbiamo introdotto nuovi pacchetti vantaggiosi per gli espositori, tra cui alcuni servizi di base, come una connessione Wi-Fi più forte, alcune funzionalità principali e l’accesso al red carpet. Abbiamo poi ampliato lo spazio dedicato alle piattaforme streaming, che sono sempre più importanti, e anche i produttori godranno di spazi dedicati e svariati workshop. È importante che il Marché non sia solo il luogo dove si vendono e comprano i film, ma anche dove si finanziano».

Quali saranno i principali argomenti di cui si discuterà nelle conferenze e panel?
«La parola chiave è “innovazione”. Da neo-direttore proveniente da quest’ambito, è un tema che mi sta molto a cuore. Proprio per questo abbiamo un partner strategico a cui si deve l’allestimento di un palco all’interno del “village” dove si potranno vedere demo e fare test. Si parlerà molto anche di Intelligenza Artificiale generativa, che è un tema cruciale dei nostri giorni, e, naturalmente, di contenuti meta e VR. Saranno presenti molte aziende impegnate nel settore dell’innovazione e ci sarà la possibilità di partecipare a dimostrazioni e conferenze su questi temi. Parleremo molto anche di cinema di genere, per cui abbiamo creato una nuova area che ospiterà un padiglione dedicato al fantastico con tante attività».

Quanti Paesi parteciperanno al Marché quest’anno?
«Al momento non abbiamo ancora un numero definitivo, ma posso garantire che avremo numeri superiori all’edizione passata, a cui avevano partecipato 121 Paesi».

Può darci qualche dettaglio sul trend degli accreditati?
«Sono molto soddisfatto, perché a quasi un mese dall’inizio del festival (quando è stata fatta l’intervista, ndr) abbiamo già superato ampiamente gli 8.000 accreditati dell’anno scorso».

Quali Paesi stanno crescendo maggiormente?
«Come al solito, i Paesi la cui presenza è più forte sono Stati Uniti e Francia, ma siamo molto contenti che anche l’Asia stia tornando a partecipare in grande numero. Rispetto all’anno scorso la sua presenza è aumentata di più del 50%. I cinesi, per esempio, sono passati dai 24 professionisti dell’anno scorso ai quasi 100 di quest’anno, e sono destinati a crescere ulteriormente. Ma è proprio tutta l’Asia che sta tornando. Oltre alla Cina, abbiamo di nuovo Indonesia, Taiwan, Vietnam e Giappone, quest’ultimo con più di 100 partecipanti allo stato attuale. Anche il Kazakhstan sta tornando. E l’Australia, un paese che l’anno scorso ha viaggiato molto poco».

E l’Italia?
«L’Italia si assesta sempre tra i primi dieci Paesi. Siamo intorno ai 500 professionisti, e mi riferisco solo ai possessori di badge del Marché».

Come ha influito la guerra russo-ucraina in corso?
«L’impatto maggiore è stato all’inizio della guerra, perché per presa di posizione abbiamo deciso di non ospitare più il padiglione russo. Era uno spazio che dava una grande spinta al mercato, oltre a essere sempre stata una presenza molto importante. Ma come l’anno scorso, anche quest’anno abbiamo mantenuto la stessa posizione. Si tratta di una grande perdita, anche finanziariamente parlando, e la cosa ci tocca da vicino».

Come sta cambiando il Marché con la crescente presenza degli streamer e degli OTT?
«Ormai non c’è più un mercato dove la loro presenza non sia importante. Sono diventati a tutti gli effetti degli attori fondamentali del settore. Il dibattito c’è e noi, come Marché, siamo pronti a ospitarlo e allargarlo. Infatti, abbiamo creato un vero e proprio forum ad hoc all’interno del nostro programma di conferenze ed eventi. Prima c’era la sensazione che gli streamer remassero contro la sala cinematografica, mentre oggi abbiamo la dimostrazione che questi soggetti sono interessati alla distribuzione in sala. Inoltre, quando si parla di streamer si tende sempre a parlare dei più grandi, ma esiste tutto un mondo di piattaforme locali e indipendenti molto interessanti che lavorano come normali distributori. Si può avere un film che viene distribuito da uno streamer in un Paese e che esce nelle sale cinematografiche in un altro».

È vero che la loro presenza sta rendendo più complicato per i buyer tradizionali acquistare film?
«Non saprei dire con certezza. Ci sono poi streamer che sono anche broadcaster. Il mercato è sempre più diversificato e non è facile valutare se eventuali difficoltà di acquisto siano imputabili agli streamer».

Perché avete scelto la Spagna come “Paese d’onore” e come siete arrivati a questa scelta?
«Abbiamo scelto la Spagna perché è un grande Paese, in termini di industria cinematografica e di creatività, che punta a diventare un grande polo audiovisivo a livello europeo. Quindi è perfettamente in linea con i nostri criteri di scelta. Cerchiamo Paesi che siano importanti per l’industria, che abbiano un forte impatto sul pubblico e che siano d’interesse per i professionisti che partecipano al nostro evento. In questo senso la Spagna è risultata perfetta».

Qual è a suo avviso il ruolo che il Marché di Cannes ricopre oggi tra i più importanti market internazionali?
«Rappresentiamo ancora il momento più importante dell’anno per fare affari e la nostra particolarità è quella di avere un respiro molto internazionale. A differenza di altri mercati che, pur essendo internazionali, si rivolgono principalmente all’industria locale, noi, anche se siamo in Europa, riusciamo a rivolgerci e ad attirare tutti i player a livello mondiale. Certamente contribuisce anche il posizionamento a maggio, che è un momento cruciale dell’anno. Gli altri mercati, invece, tendono a svolgersi tra ottobre e febbraio e spesso si accavallano tra loro. Ma il loro è un ruolo complementare, perché siamo tutti parte di un grande ingranaggio».

Anche quest’anno avete confermato il badge online. Perché è importante mantenere la possibilità di partecipare da remoto?
«Anche se tutti preferiscono partecipare di persona, ci sono ancora alcuni professionisti che hanno difficoltà a viaggiare. È giusto, allora, consentire anche a loro di partecipare da remoto a incontri e proiezioni online, anche se queste sono in minor numero rispetto a quelle in presenza e sono disponibili 24 ore dopo. In ogni caso, se l’anno scorso la percentuale dei badge online si eraassestata intorno al 7% dei partecipanti, per quest’anno, anche se è troppo presto per confermarlo, i numeri dovrebbero decrescere e si assesteranno probabilmente intorno al 5%».

Crede che le nuove tecnologie come il metaverso o la realtà virtuale possano diventare utili nella partecipazione al Marché in futuro?
«Sì e no. In termini di creatività le nuove tecnologie, a cominciare dal VR, sono estremamente interessanti. Lo dico anche sulla base della mia esperienza pregressa che non è strettamente legata al cinema. Sul fatto che possano riprodurre esattamente quello che facciamo nel mondo fisico ho invece seri dubbi. Le persone preferiscono di gran lunga incontrarsi dal vivo, non in modo virtuale e online. Metaverso e realtà virtuale dovrebbero portare qualcos’altro in termini di esperienza, non sostituirsi a ciò che facciamo nel mondo fisico. Come Marché siamo interessati al potenziale narrativo che queste nuove tecnologie possono portare».

E l’Intelligenza Artificiale? La vede più come un pericolo o un’opportunità per l’industria dell’audiovisivo?
«Personalmente amo la tecnologia, quindi sono più portato a soffermarmi sul suo potenziale positivo, anziché su quello negativo. La tecnologia è innanzitutto un’opportunità, anche se risulta inquietante quando questa finisce per sostituirsi a qualcuno o a qualcosa in ambito lavorativo ed esperienziale. La vera domanda, quindi, è capire come possiamo includere queste tecnologie nel nostro quotidiano per ottimizzare ciò che facciamo. Non credo che un domani i robot si occuperanno di film. Semmai useremo il potenziale delle intelligenze artificiali per generare parti di contenuto, dalla storia agli effetti speciali».

Come sono andati i preparativi dell’edizione 2023?
«È il mio primo anno da solo dopo la co-direzione dello scorso anno insieme a Jérôme, che ha diretto il Marché per ben 27 anni, e non nego di aver avvertito una certa pressione. Sono, però, convinto che…» 

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