Nicola Borrelli fa il bilancio delle risorse stanziate per il cinema durante la pandemia

Il direttore generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura entra nel merito di cifre e destinazione degli innumerevoli sostegni del Governo a favore dell'industria cinematografica

Di seguito un estratto dell’intervista a Nicola Borrelli, direttore generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, pubblicata su Box Office del 30 ottobre (n. 17). Per leggere il testo integrale, scaricare la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonarsi direttamente alla versione cartacea della rivista.

Qual è il ruolo della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e quali i suoi compiti?
La DGCA sostiene la creazione, produzione, distribuzione e diffusione delle opere cinematografiche e audiovisive, supporta la costruzione e la modernizzazione delle sale cinematografiche e l’adattamento delle industrie tecniche alle evoluzioni tecnologiche, concorre a definire la posizione italiana nei rapporti con le istituzioni dell’Unione europea e con le altre istituzioni internazionali, promuove l’immagine dell’Italia anche a fini turistici attraverso il cinema e l’audiovisivo, favorisce la formazione professionale e l’educazione all’immagine, svolge attività di studio e analisi del settore cinematografico e audiovisivo. Per queste finalità esiste dal 2017, grazie alla Legge n. 2220 del 2016, il Fondo per il cinema e l’audiovisivo, che da una dotazione annuale minima di 400 milioni di euro è progressivamente cresciuto fino ad essere stabilizzato a 640 milioni dal 2021. Nel 2020 e nel 2021 si sono aggiunte ingenti risorse messe in campo dal Governo per fronteggiare la crisi pandemica. Parliamo complessivamente di 292 milioni nel 2020 e 180,5 (finora) nel 2021. Quindi nel 2020 complessivamente il settore ha beneficiato di 696 milioni e nel 2021 sono disponibili, ad oggi, oltre 932,5 milioni. Al di là degli interventi legati alla pandemia, si tratta comunque di un ammontare di risorse senza precedenti, che hanno un peso nel settore molto rilevante per l’esistenza e la crescita dell’intera filiera. Senza le risorse pubbliche in Italia verrebbero prodotte pochissime opere cinematografiche e un numero inferiore di serie Tv e opere televisive con budget fortemente ridotti, poche produzioni internazionali verrebbero a girare in Italia, si realizzerebbero pochi festival cinematografici – anche i più prestigiosi, come la Mostra del cinema di Venezia, incontrerebbero grandissime difficoltà –, moltissime sale cinematografiche non starebbero, da tempo, sul mercato e l’intero settore della produzione indipendente avrebbe un ruolo del tutto marginale. È bene ricordare che oltre alle risorse dirette dello Stato, il settore può beneficiare di ingenti investimenti da parte di broadcaster e streamers in attuazione degli obblighi di investimento (cosiddette “quote”).

Entriamo nel merito delle misure di sostegno in questo anno e mezzo a supporto del mercato audiovisivo.
Fino ad ora, il Governo ha dunque messo a disposizione risorse straordinarie legate alla pandemia per circa 472,5 milioni di euro. Di queste, una parte pari a circa 245 milioni è stata destinata, nei due anni, ad incrementare le dotazioni del Fondo cinema per consentire di potenziare gli strumenti ordinari di
sostegno (tipicamente, il tax credit che è stato innalzato per la produzione – al 40% – ed anche per la programmazione delle sale e per la distribuzione). Altri 162 milioni sono andati alle sale, incluse quelle all’aperto, 25 milioni alla distribuzione nazionale, 25 milioni alle esigenze di investimenti straordinari di Cinecittà, 10 milioni a fornitori e cooperative di servizi per cinema e spettacolo, 3 milioni ai distributori internazionali, 2,5 milioni alla campagna promozionale per incentivare il ritorno del pubblico al cinema.

Oggi cosa potrebbe fare ancora il Governo a supporto del settore, vista la complessità del momento attuale?
Ritengo che il Governo abbia già fatto molto per il nostro settore. Accanto alle misure strutturali appena menzionate, vorrei nuovamente porre in evidenza la campagna promozionale per il ritorno in sala su tutti i media e il radicale rilancio di Cinecittà. Non vanno poi dimenticati gli interventi a favore di un nuovo sistema di welfare per i lavoratori del settore dello spettacolo con correttivi importanti in materia previdenziale e assicurativa volti a rispondere alle peculiari esigenze di chi opera in questo settore caratterizzato da stagionalità e atipicità contrattuali. Si tratta di interventi che incrementano le risorse per questa finalità. Le stime indicano prestazioni annue aggiuntive a circa 260mila lavoratori per un importo di circa 250-270 milioni di euro l’anno.

Cosa pensa dei nuovi obblighi di investimento nelle produzioni italiane ed europee imposti agli streamer esteri?
Gli streamer esteri stanno già investendo molto nella produzione indipendente italiana con effetti positivi sulla pluralità dei generi, sulla qualità produttiva e sull’occupazione. In questa fase ritengo che la questione più delicata non sia solo l’entità dei volumi di investimento da parte di questi player (pure molto importanti per garantire un flusso di investimenti e uno sviluppo più equilibrato del mercato), quanto la stabilità e le relazioni contrattuali (le cosiddette “regole di ingaggio”) che si instaurano tra gli streamers e i nostri produttori indipendenti: a noi preme che i diritti di sfruttamento delle opere siano…

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