Problemi e prospettive del cinema di qualità

Si è svolto questa mattina al Lido di Venezia, nell’ambito della Mostra del cinema, l’incontro “Il cinema di qualità in Italia, dall’ideazione alla sala”, organizzato tra gli altri dall’associazione degli autori Anac e dalla Fice, Federazione Italiana Cinema d’Essai. All’indomani della presentazione dei decreti attuativi, gli umori di chi è intervenuto alternavano soddisfazione per i risultati raggiunti a preoccupazione perciò che la legge e poi i decreti non sono riusciti a mantenere, delle tante aspettative suscitate. Ma anche la consapevolezza che il lavoro continua, tra approntamento degli strumenti operativi (bandi, modulistica, procedure), valutazione dell’efficacia dei provvedimenti nei prossimi mesi, e in futuro monitoraggio per proporre eventuali modifiche. Francesco Ranieri Martinotti, presidente Anac, ha così introdotto l’incontro: «Siamo sicuri che i livelli di cinema di qualità si manterranno? Pensiamo al cinema che viene presentato ai festival o distribuito al di fuori dalle logiche dei broadcaster e che spesso in sala fanno molta fatica. Non si è tenuto molto conto delle nostre osservazioni per migliorare le bozze dei decreti che abbiamo potuto leggere. La volontà è quella di andare sempre più verso meccanismi automatici. Bene, ma allora perché il credito d’imposta lo gestisce il Mibact e non il Ministero delle Finanze, come accade in Francia? Non è stato creato il Centro nazionale del cinema e tutte le competenze sono in capo alla direzione generale cinema, che deve anche gestire i tax credit: un lavoro enorme. La nostra battaglia è ora cercare di aumentare i 400 milioni del fondo, che non possono bastare per le esigenze di tutti i settori coinvolti: cinema, tv, audiovisivi e videogiochi. Per esempio, cosa c’entra con il sostegno selettivo quello per la Biennale di Venezia, per il CSC e per l’Istituto Luce? Chiediamo che questi costi siano inseriti o nel bilancio del Mibact o che pesino su tutta la filiera e non solo sui contributi selettivi. Inoltre grazie a un emendamento alla direttiva sui servizi media audiovisivi , ci sarà la possibilità di attingere risorse dalle over the top: se passerà questa norma, sarà possibile un prelievo di scopo da queste grandi realtà con risorse destinate al nostro settore. Infine, siamo preoccupati dalla nomina dei cinque esperti: è ridicolo che non vengano pagati, perché serviranno persone altamente qualificate che dovranno avere grandi responsabilità e fare un lavoro enorme».

Per Domenico Dinoia, presidente Fice, il campo della qualità «è da vedere complessivamente, come recita il titolo del nostro incontro: dall’ideazione alla sala. Anche nel lavoro sulla legge si doveva guardare al settore nella sua complessità, e non sempre si è fatto. Noi e Anac con altre sigle abbiamo lavorato in questo modo, ottenendo alcuni risultati. Ora spero che il Consiglio Superiore del Cinema ricopra un ruolo di controllo su tutti gli aspetti previsti dalla legge». Dinoia, che ha criticato la presentazione di ieri dei decreti («troppo frettolosa, con modalità non adeguate»), ha sottolineato il ritardo dei provvedimenti emanati: «Alcuni decreti hanno bisogno di bandi per essere effettivamente operativi, poi occorrerà la relativa modulistica… Un anno se ne sta andando. Speriamo che ci siano presto occasioni approfondimenti per capire meglio i singoli provvedimenti, in modo da cercare di recuperare parte del tempo perduto». La legge, per Dinoia, prevede però «finalmente un aiuto alle sale esistenti e a riaprire nuove sale soprattutto nei centri storici: non bastano le “cattedrali” in periferia per recuperare spettatori, c’è un tipo di pubblico che cerca le sale in città. E anche i film che vanno ai festival, a Cannes come qui a Venezia, ne hanno bisogno».

All’incontro sono intervenuti tra gli altri Falvia Barca, membro del Consiglio Superiore del Cinema («in futuro, ci sarà affidato anche un ruolo di monitoraggio sul funzionamento della legge»), i produttori Gianluca Curti (che ha messo in luce alcuni pericoli e incongruenze sui finanziamenti selettivi) e Andrea Stucovitz (in concorso a Venezia con il suo film Hannah, diretto da Andrea Pallaoro), che ha parlato della necessità di capire le necessità del pubblico per poterlo coinvolgere, e l’esercente Mario Lorini.

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