Report NATO, in Nord America solo il 5% di schermi in meno rispetto al 2019

Tutti i numeri della ricerca realizzata dalla National Association of Theatre Owners che ha fotografato lo stato dell’industria cinematografica attuale, il profilo degli spettatori e il rapporto tra settore theatrical e streaming

«Mentre in molti si aspettavano una chiusura di massa delle sale a causa della pandemia, in Nord America il numero di schermi è diminuito solo del 5,25%». Così si legge nel report redatto dalla NATO sullo stato dell’industria cinematografica attuale. In questa sua ricca ricerca, National Association of Theatre Owners sottolinea la resilienza del settore theatrical statunitense sottolienando che «resta da vedere, poi, quante di queste chiusure siano permanenti e quante riapriranno con una nuova proprietà. In questi ultimi anni, sono infatti nate nuove compagnie e alcune hanno aumentato il numero di schermi. I proprietari dei cinema hanno continuato a innovare e ad ampliare la loro offerta e molti prevedono di offrire più formati premium, un audio migliore, nuovi proiettori e più servizi nel prossimo futuro». 

Il rinnovamento tecnologico dei cinema è visto come la chiave per resistere e rimanere attrattivi e infatti, secondo il report, ben il 39% degli esercenti americani prevede di investire nel Premium Large Format nei prossimi tre anni.

Trapela fiducia per il settore theatrical nelle pagine di questo report. In primis perché, come scrive Jackie Brenneman, Presidente di The Cinema Foundation (l’associazione no-profit della NATO che ha curato l’analisi) «quando ci sono i film, c’è anche il pubblico». L’incasso medio dei film usciti nel 2022 è stato infatti addirittura superiore al 2019 (91,7 milioni di dollari rispetto a 90,2 milioni): se c’è stato un calo del box office complessivo è stato perché c’è stato un numero minore di film usciti. Ma per il futuro c’è da essere ottimisti perché “iI numero di film in uscita nel 2023 è superiore di oltre il 40% rispetto al 2022 e si avvicina al numero di film in uscita nel 2019”.

Inoltre, andare al cinema rimane anche negli Usa un’attività ricreativa economica: “il cinema rimane accessibile, con il prezzo medio del biglietto di oggi – nonostante una chiara tendenza del pubblico a orientarsi verso i formati premium – meno costoso di quello del 1971 corretto per l’inflazione” (vedi sotto).

QUI tutti i numeri del report NATO nel quale viene fotografato il profilo degli spettatori durante le giornate dei c e il rapporto tra settore theatrical e streaming.

E proprio sul rapporto theatrical e streaming, la ricerca invita a cambiare prospettiva, vedendo i due universi in una logica collaborativa e non competitiva: «se la dinamica tra sala e streaming è un argomento che suscita accese discussioni, è perché spesso viene inquadrata come una guerra e non come una coesistenza pacifica. Ma agli occhi dei consumatori, un’uscita in sala forte, sostenuta da una grande campagna di marketing, crea valore nel momento in cui scelgono cosa guardare anche in streaming. I consumatori sono più propensi a destinare il loro tempo e il loro denaro ai titoli che hanno deciso di debuttare esclusivamente nelle sale. Questo è evidente al botteghino, dove i titoli con finestre esclusive ottengono risultati complessivamente migliori; e anche nella visione casalinga, dove i titoli delle sale con finestre esclusive ottengono visualizzazioni superiori».

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