Editoriale Cinema

Rivista Abitare il bagno

L’editoriale: Tax credit produzione, urge chiarezza e pragmatismo

Il 2024 non è iniziato nel migliore dei modi per i produttori italiani. L’introduzione di nuove regole per il tax credit produzione nella Legge di Bilancio 2024 ha allarmato tutto il comparto produttivo, costretto a fare i conti con norme poco chiare, non sempre di facile interpretazione, che hanno gettato il settore in un clima di profonda incertezza. Una situazione che ha portato alla paralisi delle produzioni audiovisive in questo inizio anno, gettando un’ombra soprattutto sulle società più piccole. E nonostante le diverse istanze dei produttori al Ministero della Cultura, che chiedono a gran voce di considerare molteplici criticità tutt’altro che secondarie, la preoccupazione resta alta. Se, infatti, la speranza è che la revisione finale delle norme del tax credit, attraverso i decreti attuativi di riforma, chiarisca i punti più contorti e oscuri, in pochi credono davvero in un reale cambio di passo a favore della produzione.

Un tema delicato che abbiamo deciso di affrontare sull’ultimo numero di Box Office raccogliendo il parere di diversi produttori – indipendenti e non – che, oltre a sottolineare le criticità, hanno proposto correttivi volti a ridurre possibili distorsioni. Interventi che non entrano solo nel tecnicismo, ma che presentano anche riflessioni di buon senso (non certo nuove) chiedendo a gran voce un potenziamento della struttura della DG-Cinema, uno stop ai ritardi sulle finestre del tax credit e una distribuzione delle risorse più puntuale. Tutti fattori essenziali per garantire uno sviluppo armonico del settore. Se c’è, infatti, una questione su cui tutti sono d’accordo, è che l’incertezza diffusa sia un male maggiore di una riduzione delle risorse. Quindi ben venga una riforma della normativa del tax credit che ottimizzi la gestione delle risorse pubbliche migliorando i meccanismi di accesso, nessuno ha obiezioni su questo punto. Ma il timore è che un cambio di rotta così repentino non tenga conto di fattori pragmatici – gestionali e finanziari – con cui i produttori fanno i conti tutti i giorni, portando a un potenziale decremento degli investimenti e mettendo in difficoltà i soggetti con le spalle meno coperte.