Pubblicità, Nielsen: marzo 2022 a -2,1%
La televisione chiude il mese a -10,3% e a -2,6% nel trimestre

Il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia di marzo 2022 registra una flessione del 2,1% sullo stesso mese del 2021, mentre il trimestre chiude con una crescita del 3,2%. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search, social, classified e Ott, l’andamento nel trimestre 2022 si attesta a +0,4%, per un totale di 1,269 miliardi di euro.
La televisione vede una flessione del 10,3% a marzo e del 2,6% nel trimestre, a 872,4 milioni di euro. Tra gennaio e marzo risultano in flessione quotidiani (-0,5%), periodici (-2%), mentre crescono radio (+2,9%), digital (+3,5%), out of home (+106%), go tv (+29,9%) e direct mail (+2,7%). Il cinema raccoglie 1,287 milioni di euro (non è possibile fare un confronto con l’anno 2021).
«Chiudiamo il primo trimestre con un dato positivo; con una prevedibile frenata in marzo dovuta anche alla stagionalità degli eventi e con un 2021 di confronto che cominciava, proprio a marzo, a tornare verso la normalità del trend di lungo periodo, dopo il break del Covid–19 del 2020. Ricordiamo che Marzo 2021 era cresciuto del 31%», dichiara Alberto Dal Sasso Adintel Mediterranean Cluster Leader di Nielsen.
A marzo crescono 13 settori merceologici: ampi i contributi di Abbigliamento (+72.7%), Servizi professionali (74.9%) Turismo/Viaggi (+188.1) e Cura persona (+21.2%). In calo gli investimenti di Automobili (-32.4%), Alimentari (-19.7) e Gestione casa (-22.7%). Tra i comparti con una maggiore quota di mercato, nel primo trimestre registrano un andamento positivo Distribuzione (+7.8%), Abitazione (+13.9%), Media/Editoria (+22.8%) e Telecomunicazioni (+10%).
«Ci aspetta dunque un secondo trimestre complicato dovuto ovviamente ai temi ormai noti legati alla guerra ed alle sue conseguenze. Sarà importante capire l’evolversi della situazione anche alla luce delle recenti mosse della BCE che sembra voglia seguire la FED nella decisione (nel terzo trimestre) di alzare i tassi per contenere l’inflazione. È noto che l’aumento dei tassi può avere anche effetti negativi sulla domanda e sul reddito che vanno valutati anche come conseguenze possibili per il mercato pubblicitario, che ora è presto per valutare nel dettaglio», sottolinea Dal Sasso.
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