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È ora di bilanci e anticipazioni. Conclusi i periodi di garanzia, nel giro di uno/due mesi saranno presentati i palinsesti autunnali. È un lento, meccanico, fluire di domanda e offerta. E viceversa. Con una richiesta di innovazione da parte di certi inserzionisti, pubblico, stampa, autori e artisti, che il più delle volte resta inevasa. Le ragioni del perché i direttori di rete (e i responsabili delle rispettive concessionarie) preferiscano non rischiare con programmi di rottura rispetto agli schemi già frequentati, è stato detto più volte: vi è la paura di perdere posizioni (e direzioni…) rispetto alla concorrenza, non assicurando alla fine agli spot la platea promessa. Timore e tremore ispirano, in sostanza, le programmazioni televisive. Ma quanto non ha potuto la fantasia sarebbe alla portata della versatile capacità della tecnologia digitale. E del mercato. Perché risulta innegabile che l’offerta di Sky e, a seguire, quella di Mediaset Premium stiano spostando i parametri di raffronto delle programmazioni televisive, non più solo in termini di audience, ma anche sul piano dei contenuti, di proposta editoriale. In questo modo quanto autori e artisti non sono riusciti a cambiare secondo il loro estro, sta cambiando – e cambierà – perché i desideri (e il business) delle reti sta mutando man mano che va crescendo la concorrenza di un sistema ormai multicanale. Sono le emittenti attive sulla piattaforma Sky a dettare la linea più innovativa, proponendo format che durano – anche in prime time – mediamente un’ora, replicabili, smontabili, a budget ridotto, mischiati a produzioni di acquisto sofisticate, di rottura rispetto agli schemi italici solitamente targati “Dio, patria e famiglia”. Per di più, nel caso dei canali Premium satellitari e Dtt, senza interruzioni pubblicitarie. Come dire: il cambiamento è nell’etere. Si sta cominciando a immaginare una nuova offerta che fa apparire superata quella precedente. Infatti, volendo rimanere nell’ambito delle produzioni di casa nostra, leggeri fermenti sono percepibili nel racconto delittuoso di Romanzo criminale e in quello ironico di Boris, come nella quotidianità raccontata in Cambio moglie, Mamme nella rete, La più bella della classe, Sos tata. Ma una tendenza favorevole alla novità è presente anche sulle generaliste nelle famiglie allargate de I Cesaroni e Tutti pazzi per amore, nel reality a servizio della musica X Factor e in alcune puntate evento di Che tempo che fa. In definitiva, non si tratta tanto di una nuova televisione bensì di un modo diverso di fare televisione. Tanto quanto il Fiorello Show non è del tutto innovativo rispetto ai precedenti Stasera pago io piuttosto che Viva RadioDue minuti, ne è certamente diverso. Per impostazione, tempi, platea, resa, applicazioni. È l’evento che diventa seriale, che mette da parte l’ansia da prestazione e sperimenta. A dispetto, anzi malgrado, il budget e l’Auditel. Certo, non sembrano osservazioni da farsi in periodi di raccolta pubblicitaria ai minimi storici, soprattutto in considerazione del fatto che il cambiamento non è esente da inconvenienti. Tuttavia, non si può che essere d’accordo con Georg Lichtenberg quando scriveva: «Non so dire se la situazione sarà migliore quando cambierà; posso dire che deve cambiare se si vuole che diventi migliore».
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