“Il leader di mercato è l’unico che ha la forza di dettare le regole, anche di rottura rispetto al passato, e non lo deve fare a parole, ma comportandosi in modo nuovo, corretto e serio. Il problema è che quello che non si perdona mai a nessuno è il successo e quindi si preferisce parlare di arroganza”. Commenta così a e-duesse Vladimiro Carminati, country manager Italia del gruppo De’Longhi, con la pragmatica schiettezza che da sempre lo contraddistingue, la posizione di leadership nel mercato del ped che contraddistingue il gruppo di Treviso, molte volte “scambiata” per – appunto – arroganza.
Un “titolo” che vi è stato affibbiato diverse volte…
Come detto, il comportamento da leader di mercato si porta dietro anche un atteggiamento di serietà e, se vogliamo, anche di rigidità. Come De’Longhi non abbiamo mai costruito la leadership sulle parole, ma sui fatti: ebbene, in tutti i mercati in cui siamo leader De’Longhi è stata causa ed effetto del boom delle vendite, vedi il caso della food preparation dove siamo stati in assoluto i trendsetter, anche prima dell’avvento dell’ingresso di Braun nel nostro portafoglio marchi. Non ci trovo nulla di arrogante in questo; anzi, forse è una grande opportunità di business per tutti. Esiste un “rovescio della medaglia” per un leader di mercato? La maledizione di un’azienda come la nostra, per usare un termine forte affinché si capisca, è quella di dovere continuare a crescere. Abbiamo alle spalle un sistema industriale “pesante” che conta qualcosa come sette mila dipendenti, di cui mille solo in Italia e due mila in Romania, nell’ex fabbrica Nokia. È una grossa responsabilità. Tra le dinamiche che stanno animando il mercato, il tema dell’allineamento dei prezzi tra canali sembra tenere banco nell’ultimo periodo… Vorrei premettere una cosa. Non mi sento di dare giudizi, anche perché quello del retail è un mestiere molto difficile. Detto questo, vedo però anche un certo ritardo nel determinare quello che sarà lo schema futuro di questo canale. Non basta pensare di abbracciare la cross canalità, di allineare i prezzi e di sperare che l’industria X o Y venga in aiuto. Questo è un approccio che tra l’altro non tiene anche conto che le aziende multinazionali sono molto rispettose delle norme Antitrust, anche perché – e su questo vorrei essere chiaro – diamo un prezzo di cessione e li ci fermiamo. Non siamo responsabili di quello che viene dopo e quindi non governiamo più nè direttamente nè indirettamente il prezzo al pubblico in qualsiasi canale. D’altronde, di mestiere facciamo gli industriali. Questo cosa vuol dire? In estrema sintesi, che creiamo prodotti e mettiamo a disposizione il marketing mix, la comunicazione, la formazione e i servizi post vendita. Questo, in definitiva, è il prodotto e chiunque è in grado di farlo arrivare al consumatore finale per noi è un interlocutore. (…)
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