Diritto d’autore: archiviato a Roma un caso di file sharing
Secondo una sentenza emessa ieri dalla Procura di Roma, il peer to peer non è reato. Il pubblico ministero Paolo Giorgio Ferri ha chiesto l’archiviazione, accolta e condivisa dal gip Carla Santese, di un fascicolo processuale aperto per violazione del diritto d’autore (art.14 legge 248/2000). La motivazione è stata l’assenza di una legislazione capace di creare una fattispecie ad hoc, senza la quale, come riporta testualmente la richiesta di archiviazione, ‘non appare possibile dare rilevanza in questa sede ad un fenomeno assai diffuso, di difficile criminalizzazione ed avente accertamenti quasi impossibili in termini di raccolta della prova’. La sentenza di fatto depenalizza l’azione dei server e siti dedicati al file sharing, affermando che ‘lo scambio avviene direttamente tra utenti finali senza l’intermediazione del server centrale, che svolge solo una funzione di collegamento e di autenticazione degli utenti al momento in cui accedono al sistema’. Il pubblico ministero ha inoltre sottolineato che ‘non sempre è ravvisabile quel lucro espressamente richiesto dalla norma penale’, anche se è indiscusso che sia il download che l’upload rappresentano un torto di natura civilistica per i diritti d’autore. Raggiunto da e-duesse, Davide Rossi, presidente Univideo, ha espresso un parere generale sull’argomento: ‘Ogni volta che vengono prese decisioni a livello giudiziario in materia, in una direzione o nell’altra, si scatena in genere la polemica – a mio parere sterile – se il file sharing di musica e video costituisca o meno reato. Le leggi in materia’, ha aggiunto Rossi, ‘sono state fatte con l’intento di accontentare tutti, quindi con una serie di distinguo e possibilità di diverse interpretazioni. Una volta per tutte occorrerebbe decidere a livello governativo o parlamentare se il file sharing è consentito o meno, con l’espressione di una volontà legislativa in un senso o nell’altro, da affiancare alla normativa vigente sul diritto d’autore’.
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