Ue: “Non si possono imporre ai provider filtri anti download”

Una notizia non positiva, almeno così sembra. Proviene dalla Corte Ue secondo cui i giudici nazionali non possono imporre alle società fornitrici dell’accesso a internet di applicare filtri contro il download illegale. “Il diritto UE vieta un’ingiunzione di un giudice nazionale volta a imporre a un fornitore di accesso Internet di predisporre un filtraggio per prevenire gli scaricamenti illegali di file”, viene specificato nella sentenza. “Un’ingiunzione di tale genere non rispetta il divieto di imporre a siffatto prestatore un obbligo generale di sorveglianza né l’esigenza di garantire un giusto equilibrio tra il diritto di proprietà intellettuale, da un lato, e la libertà d’impresa, il diritto alla tutela dei dati personali e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni, dall’altro”. La causa, lo ricordiamo, nasce per la disputa legale del 2004 tra il provider Scarlet Extended e Saba (il corrispettivo della Siae, in Belgio). Non si fa attendere il commento di Marco Polillo, presidente Confindustria Cultura Italia: “La decisione della Corte di Giustizia non ha nulla a che fare con il rispetto della legalità su Internet. La sentenza conferma, invece, in maniera chiarissima che, ai fini del contrasto della pirateria on-line, l’Autorità Giudiziaria e gli Organi amministrativi di vigilanza, dopo aver accertato gli illeciti, possono ordinare provvedimenti di inibizione all’accesso attraverso il coinvolgimento degli intermediari. Ciò proprio alla luce degli artt. 14 e seguenti della Direttiva 2000/31/CE. Questa decisione dovrebbe confortare anche Agcom che ha intrapreso la giusta strada dei provvedimenti interdittivi solo dopo l’adeguato confronto e l’accertamento degli illeciti. Nessuno vuole imporre obblighi di sorveglianza e filtraggi preventivi della rete internet, men che meno l’industria dei contenuti. Chiediamo tuttavia con forza che, ove riscontrate violazioni gravi e sistematiche del diritto d’autore, le Autorità competenti, e quindi anche l’Agcom, possano intervenire tempestivamente per porre fine alle violazioni. In Italia, come all’estero. Il website blocking è una misura non “invasiva” delle libertà, e tale da assicurare un livello di garanzie, anche procedimentali, sufficienti per i soggetti coinvolti. Come hanno dimostrato i Monopoli di Stato per il betting on-line e le recenti pronunce sui casi “Pirate-bay e btjunkie”, l’inibizione dei siti illegali è lo strumento più efficace per contrastare gli illeciti e l’abusivismo in Rete”.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare www.e-duesse.it