L’identikit del lavoratore radiotv

Partite Iva spesso imposte, collaborazioni discontinue e paghe basse. È questo il mondo di chi lavora dietro le quinte di radio e tv, emerso da un’inchiesta svolta dal sindacato dei lavoratori della comunicazione Slc-Cgil, insieme all’Associazione Bruno Trentin, al fine di approfondire la conoscenza delle condizioni dei lavoratori con contratti a termine (subordinati, parasubordinati e autonomi), operanti in “aziende-leader” e in appalto (oltre 500 hanno risposto a un questionario online di 61 domande). Tra chi ha risposto, l’80% lavora per produzioni tv e il 13% per produzioni web. L’identikit del lavoratore precario radiotv è: uomo, 40 anni, con un’esperienza nel settore che va dai 6 ai 15 anni, in possesso di una laurea, non sposato né convivente e senza figli. Il 32% è un lavoratore autonomo, il lavoro a chiamata coinvolge un rispondente su quattro (25,5%); i lavoratori parasubordinati (con contratto a progetto, collaborazione occasionale e lavoro accessorio) sono il 13%; i lavoratori subordinati sono il 21% (per la maggior parte a tempo determinato, seguiti da una quota consistente di dipendenti a tempo indeterminato). La condizione di “lavoro a termine” è considerata come una condizione strutturale del settore per la maggior parte dei rispondenti. Quanto ai profili professionali, si tratta di tecnici e operatori (32,8%), maestranze (8,1%), impiegati in produzione e organizzazione (11,8%), tecnici di post-produzione (9,9%) e lavoratori dell’area editoriale e creativa (37,4%). La condizione più diffusa è quella della pluricommitenza, ma anche la monocommitenza espone al precariato. Il 41% è stato assunto per più di 180 giorni, dunque ha coperto contrattualmente un periodo abbastanza lungo, anche se il campione è variegato e il lavoro discontinuo o che non riesce a coprire l’annualità è un problema diffuso: uno su tre ha lavorato per meno di 90 giorni (34%). La disoccupazione è un problema diffuso. Nel 2013, per il 43% dei rispondenti, il periodo massimo di disoccupazione è durato tra i 31 e i 90 giorni, quasi uno su quattro (24%) ha dichiarato di essere stato disoccupato per più di tre mesi e solo il 10% dichiara di avere lavorato senza nessuna interruzione. Il settore si caratterizza per un forte carico di lavoro: la metà dei rispondenti supera le 40 ore di lavoro settimanali (soprattutto le maestranze, i lavoratori dell’area editoriale/creativa e quelli della produzione/organizzazione). Gli stipendi, infine, sono bassi e ci sono numerosi ritardi nei pagamenti. La maggior parte (il 38%) ha un reddito inferiore ai 10mila euro l’anno e solo uno su quattro (26%) supera i 20mila euro l’anno.
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