Il governo inserisce alcuni correttivi all’interno del Testo unico dei servizi media, andando a modificare alcune delle norme che sarebbero dovute entrare in vigore da luglio in merito alle quote di programmazione italiane ed europee, ovvero il decreto Franceschini. Secondo quanto anticipato da Italia oggi, non ci saranno incrementi nelle quote di programmazione di opere europee per i broadcaster a luglio, e nemmeno l’obbligo di programmare film e fiction italiani, a eccezione della Rai. I titoli italiani verranno però valorizzati con investimenti specifici. Per quanto riguarda i servizi on demand, le quote terranno conto delle ricadute della propria attività sul nostro Paese, valutando per esempio numero di dipendenti e ruolo dei produttori locali. Per quanto riguarda gli obblighi di programmazione, i broadcaster dovranno destinare alle opere europee il 50% della propria programmazione (nessun innalzamento nel 2021 come inizialmente previsto). Confermata invece la sotto-quota di opere italiane pari ad almeno la metà della quota europea per la Rai e un terzo per i privati (un quinto fino al 2020). La Rai dovrà inoltre riservare almeno il 12% della programmazione a opere italiane tra le 18 e le 23. Per quanto riguarda gli obblighi di investimento in opere europee indipendenti, le tv private dovranno destinarvi il 12,5% (non più il 15%) degli introiti nel 2021, la Rai il 17% (non più il 20%). Confermata la destinazione del 30% del catalogo a opere e serie europee per gli operatori on demand, questi ultimi dovranno investire nelle opere di produzione indipendente il 12,5% degli introiti, non più il 20% (Agcom potrà però incrementare la quota fino al 20% se le modalità di investimento non risultassero coerenti «con una crescita equilibrata del sistema produttivo nazionale». Gli operatori, inoltre, potranno recuperare l’anno successivo eventuali squilibri del conteggio delle quote annuali.
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