Rai: il giudizio della Corte dei conti

Mentre diversi esponenti politici esprimono i primi dubbi sulle linee guida della riforma Renzi (in particolare sull’incostituzionalità di far eleggere i membri del cda dal Parlamento in seduta comune. A questo proposito, l’alternativa potrebbe essere la nomina di due consiglieri da parte del Senato e di due dalla Camera), la Corte dei conti presenta l’analisi dei conti Rai del 2013, invitando il servizio pubblico a un «vigoroso» contenimento dei costi. La relazione della magistratura contabile evidenza un miglioramento nell’esercizio 2013 e un utile di 4,3mln per la capogruppo (-245mln nel 2012), così come una riduzione dei costo operativi e del personale per oltre 60mln per il gruppo e di 50mln per la capogruppo. Va ricordato, però, che nel 2013 il servizio pubblico non ha dovuto sostenere i costi per gli eventi sportivi. Rai ha perso 77mln di ricavi pubblicitari, solo in minima parte compensati da ricavi da altre fonti (+13,5mln), tra cui il canone. A questo proposito, l’evasione è stimata al 26,6%, per una perdita di risorse pari a 500mln l’anno. I debiti finanziari verso le banche ammontano a oltre 440mln di euro (366 nel 2012); la posizione finanziaria netta per la capogruppo è negativa per 374mln (122mln in più rispetto al 2012). La Corte ha invitato inoltre Rai a verificare la necessità delle sue società, passate da otto nel 2010 a cinque nel 2013 e di cui solo una, Rai Pubblicità, ha un apporto significativo. Infine, una critica sul profilo editoriale: la collocazione editoriale della Rai non appare proiettata «verso una concreta penetrazione commerciale di nuovi mercati» e verso l’accrescimento della conoscenza e della diffusione del sistema Italia.
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