Numeri indicativi sugli effetti della crisi economica e sulle prospettive di ripresa arrivano dall’Indagine sul risparmio gestito e sulle scelte finanziarie degli italiani 2015, secondo la quale la recessione ha eroso nel giro di pochi anni la classe media italiana. In base ai risultati oggi la “middle class” italiana è rappresentata dal 38,5% del totale contro il 57,1% rilevato nel 2007; tra il 2007 e il 2014 sono circa 7 milioni gli italiani – 3 milioni di famiglie – ad aver perso l’ancoraggio economico che li legava al ceto medio. Secondo lo studio il tenore di vita della classe media ne ha inevitabilmente risentito (il 25% degli intervistati ha tagliato sull’acquisto di automobili, il 60% su vacanze, alberghi e ristoranti, il 35% sugli spettacoli, il 24% ha rinunciato a cure mediche private), ma ha determinato anche cambiamenti nei modelli di consumo: di conseguenza, le persone si sono trovate costrette a rivedere la priorità dei valori. Se i tagli all’abbigliamento e agli accessori arrivano quasi al 50%, la riduzione delle spese per lo sport e le attività ricreative è compresa invece tra il 5 e l’11% ed è la minore in assoluto: la vendita delle biciclette ha superato, per la prima volta in quasi un cinquantennio, quella delle automobili. La middle class spende e spenderà di meno, ma si riscatterà con la qualità e la consapevolezza della spesa. Il processo è pienamente in corso: non si arresterà neanche con la ripresa, ma potrebbe anche rappresentare lo spunto per occasioni di iniziativa e di investimento.
Interrogata sulle aspirazioni per il futuro, la middle class dichiara di desiderare, in primo luogo, che la fine della crisi, al secondo posto cita la sicurezza del lavoro, al terzo la tranquillità pensionistica; infine, il 30% dei giovani sotto i 35 anni e, rispettivamente, il 18 e l’11% dei componenti delle due classi di età superiore (35-44 e 45-54 anni) vorrebbe acquistare e/o cambiare la casa. La domanda potenziale, legata alla ripresa e al ripristino di un clima sufficiente di fiducia, include spese per la ristrutturazione dell’abitazione, la sostituzione di un’autovettura, l’acquisto di una casa nuova, l’avvio di un’attività, nonché spese straordinarie per gli studi dei figli. Il “sogno” potrà riprendersi, ma questo non metterà fine alle dinamiche che hanno eroso le basi strutturali del ceto medio: per tornare ai numeri di un decennio fa, l’economia italiana dovrebbe crescere in termini non solo quantitativi ma anche qualitativi (migliore qualità dei nuovi posti di lavoro creati e una distribuzione dello sviluppo che consideri maggiormente la classe media).
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